Roma

Renga: «I dischi non mi bastano più»

Un libero fluire, ben controllato. Voglia di fuggire via, ma anche voglia di rifugiarsi in famiglia. Francesco Renga torna sulle scene con un disco (Ferro e cartone, già in testa alle classifiche) e con il libro Come mi viene, in cui prova a raccontarsi «senza faccia, senza voce e senza capelli». Un nuovo modo di comunicare per il «Renga a 360°». L’artista sarà stasera (ore 18) alla Feltrinelli di viale Libia 168 per presentare le sue fatiche editoriali.
Nel nuovo cd parla molto di solitudine. Una realtà che sembra non appartenere alla sua vita privata.
«È la proiezione delle mie paure, delle difficoltà che non riesco a superare. Però posso affrontarle, mettendole in piazza con la musica e la scrittura. Vivo una dicotomia tra fuga e ritorno, una continua tensione che uso come stimolo per comprendermi. Sono un uomo di 40 anni che si guarda e si chiede chi è diventato. Avrò tradito le aspettative?».
Anche quando parla di un amore presente, mostra sempre la paura di perderlo, il timore che duri un attimo.
«Ho paura di perdere tutto. È il mio disagio esistenziale nei confronti della felicità. Ho imparato a stringere le piccole cose che mi rendono felice quotidianamente. La felicità per me è tanto intima che non riesco a condividerla, mentre Ambra sa trasmettere il suo benessere».
La serenità di Ambra traspare pure dalle sue incursioni a «Crozza Italia live».
«Doveva partecipare solo alla prima puntata, ma poi si sono divertiti così tanto che hanno deciso di andare avanti».
Il libro si intitola «Come mi viene». Nella canzone omonima, però, canta «come mi viene, come conviene». Bella contrapposizione.
«Lascio una via di fuga sempre aperta. Nonostante questo, voglio che la mia famiglia resti sempre unita, perché i figli devono crescere con i genitori».
Spesso c’è il vento, nelle sue canzoni. L’ha ispirata il clima di San Francisco, dove ha registrato il disco?
«Il vento è una condizione climatica che mi piace, perché è movimento.

Mi aiuta a capire, a interrogarmi, a guardare altrove».

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