RomaÈ finita lera del duopolio televisivo. La testimonianza di questo cambiamento epocale per il sistema italiano dei media è stata fornita dalla relazione annuale dellAuthority per le Comunicazioni presentata ieri dal presidente Corrado Calabrò. Nel 2008 Sky ha sorpassato Mediaset per ricavi piazzandosi al secondo gradino del podio tv dietro la Rai. Si tratta del principale risultato dellevoluzione del mercato televisivo spinta dallutilizzo di piattaforme alternative al «vecchio» analogico ossia il satellite mentre si attende il pieno sviluppo del digitale terrestre. Lanalisi di Calabrò non si è limitata al settore televisivo ma ha mostrato come ulteriori movimenti siano in atto. Sia nel settore delle tlc dove il vantaggio di Telecom sui competitor diminuisce progressivamente sia nelleditoria dove una serie di riforme appaiono necessarie.
Il sorpasso Nel 2008, spiega lAuthority, il mercato italiano delle tv ha conseguito 8,4 miliardi di ricavi con un aumento del 4,1% sullanno precedente. La Rai è rimasta in testa con 2,723 miliardi (-0,2% annuo), ma è stato il canone (1,6 miliardi, +2,3%) a compensare il calo della raccolta pubblicitaria a 1,1 miliardi (-3,6%). Sky Italia con 2,64 miliardi (+9%), come detto, si è piazzata seconda staccando Mediaset alla quale fino al 2007 era appaiata. Ma sul totale incidono i circa 2,4 miliardi (+9,2%) di servizi a pagamento, mentre la pubblicità si è attestata a 232 milioni. Rti (la controllata Mediaset che gestisce i canali televisivi) ha fatturato 2,531 miliardi (+5%). La stabilità dei ricavi pubblicitari a 2,165 miliardi è stata compensata dallincremento delle offerte pay del digitale terrestre (+59% a 199 milioni).
Duopolio finito. Ormai non si può più sostenere che Rai e Mediaset blocchino il mercato né tantomeno che il conflitto di interessi dellazionista di riferimento del gruppo di Cologno Monzese sia un fattore ostativo allo sviluppo della concorrenza. Il settore tv, ha sottolineato Calabrò, ha «una struttura dominata dalla presenza, ormai comparabile, di tre soggetti» che detengono rispettivamente il 30% circa del mercato e insieme rappresentano il 93% del fatturato. Mediaset «è leader della pubblicità e nuovo concorrente nelle offerte a pagamento», Sky è «di gran lunga leader della pay tv e nuovo concorrente nella pubblicità», mentre Rai mantiene invariate le posizioni.
Il digitale. I ricavi fotografano anche la rivoluzione degli ascolti: nel 2008 la tv generalista analogica ha catturato l83% degli spettatori con il 17% circa che è migrato sulle nuove piattaforme. Anche per questo motivo il presidente dellAuthority ha salutato il passaggio al digitale terrestre che renderà disponibile «un dividendo nazionale di 5 reti che verrà messo a gara» consentendo «lapertura alla concorrenza e lingresso di nuovi operatori». Un passaggio che «potrebbe essere accelerato, anticipando la data finale del novembre 2012».
Tlc. Nella telefonia fissa, ha rilevato Calabrò, «la diminuzione del potere di mercato di Telecom è netta, sia nel complesso del settore (dal 78% del 2005 al 66% del 2008) che in tutti i singoli segmenti di mercato», dallaccesso (-14 punti percentuali in 4 anni) alla larga banda (dal 74% del 2005 al 58,7% di aprile 2009)». La crescita delle quote di mercato di Wind, Fastweb, Bt e Vodafone «non significa che tutto funzioni bene» perché in Italia non si riesce a sradicare «un malcostume legato a certe pratiche commerciali» che tendono a carpire la buona fede dei consumatori come clausole capestro e fatturazione di servizi non richiesti. «Ammontano a oltre 6 milioni di euro le sanzioni inflitte dallAutorità», ha ricordato Calabrò. Ma per il futuro è fondamentale lavvento della fibra ottica. Per raggiungere lobiettivo la via più praticabile è dare vita a «una società veicolo formata da un nucleo forte di partner industriali» e che «potrebbe anche ottenere finanziamenti da Cassa depositi e prestiti o nel capitale o sotto forma di prestito a tasso agevolato».
Editoria. «Leditoria risente, più degli altri mezzi, del contesto di crisi finanziaria che ha interessato il mercato della pubblicità», ha ribadito Calabrò.
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