Sorride senza scomporsi neanche un po. Quasi con indulgenza: «Il ministro Brunetta lha sparata davvero grossa: parla dei panzoni stravaccati su una sedia, ma questa categoria dalle nostre parti non cè. Non esiste». Enzo Marco Letizia, segretario dellAssociazione nazionale funzionari di polizia, non si sente minimamente chiamato in causa dalle accuse scagliate dal ministro: «Il nostro mestiere è trattare informazioni: dunque è giusto che sulla strada stiano tre agenti su dieci. Comè adesso. Il trenta per cento è una percentuale adeguata».
Letizia è ancorato a quei numeri: «Potremmo rastrellare un 5 per cento del personale. Non di più. Certo, ci sono agenti che fanno poco, molto poco, ma sono in causa con lo Stato o malati». In verità non ci sono solo loro: ci sono anche i poliziotti che riempiono moduli e mettono timbri. Letizia li difende: «Rimediano ai guasti e ai ritardi di altri settori della pubblica amministrazione. Se io tolgo i poliziotti dallufficio passaporti, va a finire che rischiamo di consegnare, visti i ritardi abissali delle banche dati e dei casellari, un documento o un certificato a un latitante o a un pregiudicato. Questa è lItalia. Lo Stato che costringe un funzionario della questura di Verbania ad andare quattro volte al mese a Torino per accreditare gli stipendi, perché la Banca dItalia non vuole fare clic sul computer».
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