Resa dei conti nel Fli

Roma
Più che una resa dei conti tra le varie anime del partito - così era stata annunciata - la riunione del parlamentino futurista è stato un processo ai dissidenti Andrea Ronchi e Adolfo Urso, che non si sono nemmeno avvalsi del diritto di replica e hanno lasciato prima del voto la sala del residence a due passi da Piazza del Popolo dove si teneva l’assise.
L’assemblea era stata convocata a sorpresa ieri per ratificare la scelta di non schierare il partito ai ballottaggi. Sui 350 componenti se ne sono presentati un centinaio, quasi tutti fedelissimi del presidente della Camera. E il palco è stato monopolizzato dai falchi.
Il sì alla linea delle mani libere al secondo turno delle amministrative era scontato (ci sono stati tre astenuti) così gli interventi si sono concentrati nel bersagliare i due dissidenti che hanno deciso di sostenere Letizia Moratti sindaco di Milano. Il compito di delineare la strategia è toccato al vicepresidente, Italo Bocchino. Una linea equidistante dai due poli («perché destra e sinistra sono uguali»). Quasi terzista, se non fosse che gli attacchi più duri sono stati quelli per il premier Silvio Berlusconi, l’uomo che «ha inquinato il centrodestra italiano», che «disdegna la legalità alleandosi con una forza antinazionale come la Lega» e che appoggia a Napoli «l’uomo di Cosentino inseguito dalla procura per fatti di camorra».
Passaggi sottolineati dagli applausi dei quasi cento dell’assemblea. E dall’immobilità ostentata da Urso e Ronchi seduti in mezzo platea, ma distanti anni luce dai compagni di partito. La scomunica ufficiale l’ha pronunciata Fabio Granata che ha prima detto che bisogna finirla con le «metafore ornitologiche» e quindi con la divisione tra falchi e colombe, ma poi ha fatto capire che, dovendo scegliere, preferirebbe sparare alle seconde. «Discutiamo anche in maniera franca tra noi, confrontiamoci in un congresso su mozioni diverse, ma l’unica cosa che non è più sopportabile è la presenza di “colombi viaggiatori”». Chiaro riferimento agli esponenti di Fli che sono andati via e, soprattutto, a chi lo sta per fare.
Traduce Carmelo Briguglio e se la prende con «chi diventa ministro o sottosegretario perché si è conservato la casella a Palazzo Grazioli». Riferimento a Ronchi e al ministero delle Politiche europee, che ancora non ha un titolare. Quindi sbaglia chi se ne va. Ma anche chi resta, perché di spazi disponibili non ce ne sono, come ha sottolineato Bocchino: «Chi ha idee diverse le illustra e le fa votare. Così si verificano e si misurano quelle che pesano».
Urso e Ronchi non hanno commentato e hanno evitato i giornalisti. Probabilmente, continueranno così fino al secondo turno. «Qui si ratifica una decisione presa tre giorni fa - si è limitato a dire Urso - ora ci sono i ballottaggi, non è il momento delle polemiche e scelgo il silenzio».
Gli unici attestati di solidarietà gli sono arrivati dal Pdl. Dal capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto, che giudica le mani libere ai ballottaggi, come la dimostrazione dell’«impotenza» di Fli. Solidali ex An come Maurizio Gasparri e anche il ministro degli Esteri Franco Frattini, che aveva visto Ronchi nei giorni scorsi e ieri ha chiesto rispetto per la «macerazione» di chi è rimasto in Fli, ma non condivide la linea dei falchi. «Crediamo che pezzi di Fli - ha detto commentando l’assemblea - abbiano compreso che la prospettiva di un partito che nasce nella destra e si schiera con l’estrema sinistra è inaccettabile. Pensiamo con rispetto a coloro che stanno attraversando, dentro il Fli, una fase di macerazione interiore politica. Il trattamento ricevuto da Urso e Ronchi la dice lunga». Per il ministro della Difesa Ignazio La Russa quella dei due oppositori di Fini è un tentativo «di frenare la deriva a sinistra del Fli dichiarando apertamente che sono per l’elezione della Moratti a Milano». Se finiranno nel Pdl «lo dovranno dire loro». L’assemblea di Fli, comunque, la sentenza l’ha già pronunciata.


Il grande capo dei futuristi, dal canto suo, ammette di aver sbagliato qualche conto: «Se faccio un bilancio di quello che è accaduto nell’ultimo anno, dico che sono stati commessi degli errori anche da me – ha dichiarato Fini – , ma si tratta di errori tattici e non strategici».
AnS

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