Residence Roma, la chiusura slitta ancora

Emanuela Ronzitti

Ancora un nulla di fatto per il residence Roma. Slitta ancora la chiusura definitiva del «residence della vergogna», che pare fosse in calendario proprio per oggi. Ora si parla di qualche giorno, forse di una settimana, anche se in merito non esiste alcuna certezza. Ieri il delegato del sindaco di Roma per l’Emergenza abitativa, Antonio Galloro, ha annunciato alle quindici famiglie che abitano ancora nel famigerato fabbricato l’ennesimo posticipo della data dello sgombero definitivo. Un annuncio che è avvenuto negli uffici di Galloro all’Eur, alla presenza di una nutrita delegazione composta da alcuni consiglieri di An in XVI municipio e dai consiglieri comunali di An Fabio Sabbatani Schiuma e Marco Marsilio, e che in un primo momento era sembrato l’ennesimo atto di abbandono da parte dell’amministrazione, mitigato solo da parziali rassicurazioni.
Nella fase iniziale infatti il confronto ha fatto registrare momenti di tensione tra il delegato del sindaco e i residenti, superati solo in seguito all’ennesima apparente risoluzione da parte di Galloro. L’attuale stallo durerà «solo per qualche giorno - ha assicurato quest’ultimo alle famiglie - a breve otterrete una collocazione, provvisoria e ancora da definirsi». Parole che fanno pensare a una sorta di parcheggio a scatola chiusa in un nuovo residence a spese del Comune, «per poi arrivare a una collocazione definitiva nella zona di Tor Vergata». Galloro ha poi esortato i residenti a «impacchettare le loro cose, perché da qui a breve ci sarà il trasferimento e la mattina stessa si potrà firmare un precontratto per un alloggio definitivo a Tor Vergata».
Quello che si annuncia è un altro trasloco in tutta fretta insomma. L’ennesima dimostrazione delle difficoltà della giunta nel gestire l’emergenza abitativa, dietro cui si nascondono nuovi e drammatici disagi: «Noi dal residence non ce ne andiamo - alza il tono la signora Rosina - se non ci fate firmare una contratto di abitazione definitiva subito. Non siamo un pacco postale. Io ho mio marito invalido al cento per cento che si cura qui in zona Bravetta da anni: dove lo porterei a curarsi?». I consiglieri di An tentano la via della trattativa: «Abbiamo insistito sulla necessità che questo slittamento sia assolutamente l’ultimo della serie - spiegano Schiuma e Marsilio -, mediando affinché le famiglie italiane accettino di essere trasferite in strutture provvisorie, in attesa della sistemazione definitiva». Ovviamente con le opportune garanzie: «Prima del trasloco iniziale - aggiungono i due - i nuclei familiari dovranno firmare un precontratto per l’assegnazione definitiva in un alloggio già realizzato dall’Ater. Questo per evitare un’altra odissea ultradecennale come quella vissuta nel residence di via di Bravetta in condizioni disperate».


Al coro si aggiungono infine anche Fabrizio Santori, Antonio Aumenta, Marco Valente e Marisa Barbieri, consiglieri di An in XVI municipio: «Un piccolo passo in avanti è stato fatto. Ma rimaniamo fermi nella convinzione che non si risponde all’emergenza abitativa con un’altra emergenza: davanti a situazioni tanto disperate occorre dare certezze».

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