Residence Roma, le ultime parole fumose

Claudio Pompei

Era l’11 novembre 2005 quando la giunta comunale, riunita in seduta straordinaria, decise la chiusura del Residence Roma a seguito dell’ennesimo episodio di violenza (due senegalesi finiti in ospedale dopo essersi gettati nel vuoto per sfuggire a un incendio). In quell’occasione la giunta approvò una memoria presentata dall’assessore Claudio Minelli che stabiliva tempi e modi dello sgombero. Per rinfrescarci la memoria siamo andati a riprendere un dispaccio Ansa del 13 novembre: «Entro un mese e mezzo le 140 famiglie che hanno diritto all’assistenza alloggiativa verranno sistemate altrove». «Inoltre per evitare ulteriori occupazioni del residence - diceva il dispaccio Ansa - sarà istituito un presidio continuo delle forze di polizia. L’area, dopo lo sgombero, sarà riqualificata - spiegava Minelli -. Il Comune ha concordato un impegno particolare con gli attuali possessori del Residence Roma perchè sia svuotata tutta la struttura». In corrispondenza dei trasferimenti - diceva ancora l’Ansa - saranno effettuati immediati (sic!) interventi edilizi per impedire qualsiasi nuova occupazione. «Veltroni - concluse poi Minelli - ha concordato con il prefetto Serra l’istituzione di un presidio immediato (sic!) e continuo delle forze di polizia finché non saranno attivati i provvedimenti stabiliti. Il sindaco ha fatto presente che l’amministrazione sarà vigile perché questo piano straordinario sia rispettato nei tempi che la situazione richiede». Fine.
Inutile aggiungere altro: sarebbe come sparare sulla Croce rossa. Il termine perentorio (un mese e mezzo) dello sgombero scadeva tra Natale e capodanno. Siamo al 24 gennaio: fate un po’ voi... Qualcuno ha visto presidi immediati e continui di polizia? Qualcuno sa se e dove siano stati trasferiti gli immigrati? Abbiamo l’impressione che non lo sappiano nemmeno il sindaco Veltroni e il prefetto Serra. Tanto che ieri, in seguito alle polemiche provocate dall’ennesimo fatto di sangue, si sono ambedue ri-affrettati ad annunciare la chiusura del residence. Con qualche trascurabile rinvio. Veltroni ha detto che «nella prima settimana di marzo (quindi un altro mese e mezzo, ndr) partirà il trasferimento delle 124 famiglie che alloggiano nelle palazzine B, C, D del Residence Roma. Le altre due palazzine, la A e la E, saranno liberate a seguire, mentre contestualmente la proprietà degli immobili provvederà a demolire le parti interne degli stabili per avviarne la riqualificazione». Dove saranno trasferiti gli immigrati? «Proprio oggi (ieri, ndr) - ha spiegato Veltroni - è stata aggiudicata la gara per il trasferimento e l’individuazione delle aree dove le famiglie che oggi vivono nel Residence Roma andranno ad alloggiare in appartamenti». Per ora, quindi, buio pesto. Ancor più ottimista del sindaco, almeno sui tempi dello sgombero, si è mostrato il prefetto: «Nell’arco di 15-20 giorni sarà tutto risolto» ha detto, aggiungendo, però che «quello che per dieci anni è stato un centro di aggregazione a rischio non si può risolvere in pochi giorni» e che, forse, «c’è stato qualche ritardo fisiologico». Ma Veltroni e Serra sono stati seccamente smentiti dal presidente ds del XVI municipio Fabio Bellini, che ha precisato: «Al Residence Bravetta le operazioni di sgombero delle 140 famiglie non sono mai cominciate». Non solo.

Alcuni cittadini che vivono nel residence hanno detto che «data l’assoluta mancanza di un presidio delle forze dell’ordine, come ci era stato promesso già a metà novembre quando era stato annunciato l’imminente sgombero, molti altri hanno occupato gli spazi rimasti vuoti. Qui la situazione invece che essere migliorata, è notevolmente peggiorata».

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