Cultura e Spettacoli

«La resistibile ascesa» di un uomo normale

Paola Manciagli

da Milano

«Interpreto un pazzo che racconta la storia della sua vita allo psichiatra. Perché in fondo noi attori siamo così, tutti un po’ pazzi. Io ad esempio do di matto ogni volta che penso che qualcuno paga un biglietto per venirmi a vedere». Con l’ironia che lo contraddistingue, Gianluca Guidi racconta La resistibile ascesa di Gianluca G., il suo ultimo spettacolo che debutterà questa sera al festival di Borgio Verezzi (Sv). Un one man show in cui Guidi tira le somme di una vita passata sul palcoscenico, già da bambino quando guardava recitare suo papà Johnny Dorelli: «A volte mi sveglio sudatissimo convinto di essere Gianmarco Tognazzi. Lo dico nello spettacolo per spiegare quanto sia dura lavorare per noi figli d’arte, con lo spettro di un genitore che incombe e provoca crisi d’identità a tutto spiano». Eppure Guidi una carriera è riuscito a costruirsela, anche grazie all’amico Gigi Proietti che una decina d’anni fa lo vide recitare da Bibli, una libreria romana, e decise di aiutarlo. «Dopo quello spettacolo feci prosa e anche musical, l’ultimo è stato The Producers, insieme con Enzo Iacchetti. La resistibile ascesa invece s’ispira a A me gli occhi, please di Proietti». Ai tempi di Bibli Guidi si esibiva solo con il suo fido musicista Riccardo Biseo. Ora la sua compagnia conta trenta persone, fra collaboratori tecnici e donne - fra cui la moglie Cristina Ginevri - in grado di cantare, ballare e recitare: quaranta minuti di spettacolo saranno un musical in cui l’attore racconterà il rapporto che ha avuto con le donne durante quella che definisce una resistibile ascesa. «Perché alla fin fine io sono una persona resistibilissima, cioè normale. Non c’entro niente con quei divi anomali che oggi spopolano in tv, sempre bellissimi e irresistibili, appunto, anche se non si capisce nemmeno che lavoro facciano, come i tronisti. E anche la mia vita è stata normale, lontana da certe assurdità come quella di uomini e donne dello spettacolo che se ne vanno su un’Isola a farsi insultare invece di continuare a fare il proprio mestiere. Se proprio non si ha da lavorare, allora è meglio restare a casa. Non si è mai sentito di un cardiochirurgo che per avere popolarità si mette a fare il biologo». Un teatrante invece riesce a vivere facendo spettacoli? «In Italia le compagnie sovvenzionate sono più che in tutta Broadway, anch’io prendo quei soldi anche se ne farei volentieri a meno.

Ma senza non potrei andare avanti, di solo teatro si muore».

Commenti