Resta in cella il pirata della strada

Omicidio colposo aggravato dalla previsione dell’evento e non il più grave omicidio volontario con dolo eventuale come chiesto dalla procura. Il gip di Roma Roberta Palmisano «ridimensiona» l’accusa nei confronti di Stefano Lucidi, il pirata della strada che il 22 maggio scorso ha investito ed ucciso la coppia di fidanzati Alessio Giuliani e Flaminia Giordani in via Nomentana, a Roma, ma la procura non è dello stesso parere e si appresta ad impugnare la decisione. Al di là degli aspetti legati alla configurazione giuridica del fatto, Lucidi, per effetto della convalida del fermo e del pericolo che possa commettere reati ai danni di altre persone, resta a Regina Coeli. Il gip, al termine di un lungo interrogatorio, ha infatti emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’investitore, che rischia fino a 16 anni di reclusione, rimane indagato per omissione di soccorso con l’aggravante della guida senza patente e del passaggio ad un semaforo rosso ad alta velocità. Nel motivare la derubricazione dell’accusa principale, il gip, si legge nell’ordinanza di custodia, ha ritenuto che «nel caso in esame l’evento non è stato voluto dall’indagato e ciò è provato dal fatto che egli ha frenato e sterzato a destra, in questo modo ponendo in essere la contro volontà».

Diversa l’impostazione del pm: «Il fatto che l’indagato, che ha attraversato un semaforo rosso ad una velocità di 85-90 chilometri orari, abbia tentato di sterzare non giustifica un’attenuazione della sua posizione. Se non avesse provato quella manovra si sarebbe dovuto configurare un omicidio volontario con dolo diretto».

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