Fausto e Daniele Cristofoli restano in carcere. Ieri, infatti, il gip Micaela Curami ha convalidato il fermo dei due baristi di via Zuretti, accusati dell’omicidio del giovane Abdoul Guibre. Perché, per il giudice, «ci sono ancora zone d’ombra non chiarite nella loro versione dei fatti».
Sei pagine di provvedimento nel quale il gip ricostruisce - sulla base delle testimonianze raccolte dagli inquirenti - una versione dei fatti diversa da quella fornita dai due indagati. Padre e figlio, infatti, hanno ripetuto di essere stati aggrediti, e di aver affrontato fisicamente i tre ragazzi solo in un secondo momento, sentendosi in pericolo e «per difendersi». Non così per il giudice, secondo cui «gli indagati hanno tenuto una condotta aggressiva», a cui Abdoul e gli amici «hanno tentato di opporre una difesa con mezzi di fortuna recuperati nella spazzatura». Un bastone, e delle bottiglie di vetro.
Fausto e Daniele «erano entrambi armati di una tavola di legno e di un’asta metallica», e «non si sono preoccupati di verificare la presenza del borsello e del denaro, che era in evidenza sul bancone del bar ed era visibile fin dalla porta del locale». «Da qui - si legge ancora nel documento firmato dal giudice - discende che gli indagati fossero fin dall’inizio assolutamente consapevoli» che i tre giovani «avessero sottratto soltanto dei biscotti». Infine, sempre «secondo le testimonianze, Fausto colpiva ripetutamente, mentre la vittima da terra cercava di ripararsi».
Per i legali dei Cristofoli, gli avvocati Elisabetta Radici e Marco Bolchini, «la decisione del giudice non è condivisibile ma comprensibile, e si basa esclusivamente sulle testimonianze». Ad ogni modo, «ci sono ancora elementi da raccogliere dal punto di vista probatorio».
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