Ora da quella buca, scavata dai carabinieri del Ris, emergono resti umani. Sono i suoi? Impossibile avere certezze in tempi rapidissimi. Il figlio mette le mani avanti: «I tecnici se ne sono andati con sette-otto sacchetti colmi di reperti. Credo che consegneranno tutto al medico legale per le analisi, poi, se servirà, mi sottoporrò al test del Dna».
È prudente, Pelicelli, ma dietro il velo delle parole c’è l’euforia di una soluzione a portata di mano, dopo anni e anni di ricerche alla cieca, mezzi discorsi raccolti fra i compaesani, frammenti di verità messi insieme con infinita pazienza: «Certo, oggi è il momento dell’analisi, ma confesso che adesso ci credo e ci spero. Venerdì, prima giornata di scavi, si era chiusa per me nel segno del pessimismo. Ero depresso». La grande buca, un rettangolo di otto metri per dodici e due di profondità, non aveva restituito nulla: il passato era rimasto appartato da qualche parte.
Ora la novità: le ricerche sono state indirizzate verso sud-ovest, gli elettromagnetometri hanno scoperto qualcosa, dalla terra è uscita la storia. Chiusa diligentemente nei sacchetti. I tempi e le mosse sono dettati dalla Procura che ha riaperto il caso, ha interrogato una decina di testimoni e ha ordinato gli scavi. «Io spero - aggiunge Pelicelli - che questa mobilitazione apra una breccia nel muro del silenzio eretto sessantadue anni fa».
Solo a Poviglio, un centro di seimila abitanti, mancano all’appello i corpi di una ventina di persone eliminate nella resa dei conti. Ma sono centinaia i casi irrisolti fra Reggio, Modena e Bologna. «Quelli che sanno non parlano - spiega Graziano Dall’Aglio, memoria della storia locale - e scompaiono insieme ai segreti che custodiscono. Quel che sappiamo della fine di Pelicelli lo dobbiamo a una ragazza che quel giorno vide, nascosta fra le patate, l’orrenda fine dell’uomo e una decina d’anni fa, prima di morire, si decise a dire quel che aveva osservato».
Anche i protagonisti della storia non ci sono più: se n’è andato il Biro, che quel giorno guidava il camion e per mezzo secolo ha incrociato quasi quotidianamente Pelicelli; se n’è andato il Drago, il capo del commando, in seguito espulso per il suo carattere incontenibile anche dal Pci. «Uno degli autori del delitto - confida Marco Pirina, storico e animatore del centro studi “Silentes loquimur” - è ancora in vita, ma naturalmente nessuno vuole vendetta. Nessuno a questo punto vuole coltivare l’idea di spedire in galera una persona assai anziana e malandata.
Mi auguro però che questo signore abbia il coraggio di raccontarci tutta la storia nei dettagli. In ogni caso, se dovesse essere confermato che i resti appartengono a Pelicelli, io mi riterrò soddisfatto. Andrò in Procura e ritirerò la denuncia». Ora la parola è al medico legale che dovrà esaminare i resti: fra gli altri, a quanto sembra, la testa di un femore. Poi Ettore Pelicelli potrebbe sottoporsi al test del Dna per la conferma finale. Dopo sessantatadue anni, anche a Poviglio la guerra potrebbe andare in archivio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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