Roma - La maggioranza degli italiani, sia di centrosinistra sia di centrodestra, non vuole che i
nostri militari abbandonino l'Afghanistan. È quanto sostiene un sondaggio realizzato su un
campione di 800 cittadini dallo studio "Ferrari Nasi & Grisantelli" per il Giornale.
Secondo il sondaggio, il 67,4 degli italiani si dichiara favorevole alla permanenza dei nostri
soldati in Afghanistan fino a che la situazione non sarà considerata stabile. Tra questi il 79,2%
degli elettori della Cdl e il 64,8% di quelli dell'Unione.
Intanto la sinistra continua a essere dilaniata dalle divisioni in politica estera. Alla maggioranza arriva un doppio "no" da Alfonso Pecoraro Scanio. I Verdi potrebbero votare no al rifinanziamento della missione perché "c’è un accordo scritto nel programma: bisogna dare un segno di cambiamento, restare in quel disastro per tempi indefiniti sarebbe un estremismo di centro, per noi inaccettabile". Il secondo no, minacciato, è quello sulle liberalizzazioni: "Il decreto non lo votiamo, a meno che non si tratti di misure ampiamente condivise". La capogruppo dell'Ulivo al Senato, Anna Finocchiaro, fa sapere che con i voti di una parte o di tutta l'opposizione si potrebbero neutralizzare i "dissidenti" della sinistra radicale. Ma questa ipotesi continua a turbare la sinistra. Perché è evidente che non avere l'autosufficienza in politica estera sarebbe un precedente a dir poco molto grave per la maggioranza.
Problemi alla maggioranza arrivano anche da Rifondazione comunista. "Non voteremo un decreto fotocopia", ha tuonato il capogruppo di Rc Gennaro Migliore. "Stiamo cercando un accordo, ma per adesso non c'è quella svolta che ci attendiamo". Il suo collega di partito, Russo Spena, sottolinea che "se per una volta la maggioranza non ha i numeri non è obbligato a dimettersi, ma non vorrei che qualcuno pensasse che questo modello si può seguire su altre questioni, come salari, pensioni e precarietà".
La Margherita ostenta ottimismo: "Disimpegnarsi oggi - dichiara Renzo Lusetti - sarebbe un errore, cerchiamo di discutere e di
evitare la fiducia. I voti della Cdl? Sarebbero aggiuntivi, ma ce la faremo da soli". Farcela da soli è il ritornello, l'auspicio dell'Ulivo ma se non fosse così? "Se per il rifinanziamento della
missione in Afghanistan fossero determinanti i voti
dell'opposizione la crisi politica è nei fatti. Non c'è più
il governo e ognuno è libero di scegliere rapporti politici
con quelle forze più vicine ai propri valori", dice Tommaso Barbato, capogruppo Udeur al Senato.
Le palesi divisioni della sinistra vengono rimarcate dal capogruppo di Forza Italia al Senato, Renato Schifani: "I preoccupanti germi dell'antiamericanismo che si
annidano nel centrosinistra si stanno trasformando in una grave patologia per il sistema
politico italiano".
Molto duro anche il commento di Enrico La Loggia, vice capogruppo di Fi a Montecitorio: "Se dovesse essere votata la missione con il voto determinante della Cdl, Prodi dovrà trarne le conseguenze politiche". L’Udc si dichiara disposta a votare il sì al rifinanziamento della missione a Kabul, ma senza voler fare da stampella all’esecutivo: "Noi – argomenta Michele Vietti - voteremo il rifinanziamento, ma non aspiriamo a fare da stampella a Prodi".
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.