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Restivo incastrato dal Dna: «Massacrò una sarta»

La polizia inglese lo preleva all’alba. Esce di casa ammanettato. Mocassini, jeans neri, felpa grigia col cappuccio sollevato, la faccia coperta da un asciugamano rosso. Non vede dove mette i piedi. Inciampa. Al suo fianco due agenti in borghese, un uomo e una donna, lo sorreggono dalle braccia.
Nel giorno della cattura, Danilo Restivo sembra un grande puffo grigio destinato a ripetere per la terza volta un rituale che ormai conosce a memoria: interrogatorio nella stazione di polizia di Poole, 72 ore di custodia giudiziaria e scarcerazione. Le prime due volte l’ha fatta franca. Questa volta, per lui, si è messa male. Forse - a 8 anni dall’omicidio di Eather Barnett - gli investigatori del Dorset hanno trovato la prova che lo incastra: il «Dna misto» di Danilo Restivo e della vittima trovato sulla scena del delitto nell’appartamento della Barnett, a Bournemouth.
Lo scorso 21 marzo (quattro giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Elisa Claps nel sottotetto della Santissima Trinità a Potenza) il Giornale anticipava che «molto presto, Scotland Yard busserà alla porta di Danilo Restivo. Con le manette e un mandato di cattura». Da allora sono trascorsi poco meno di due mesi e Scotland Yard ha bussato alla porta di Danilo Restivo con le manette e un mandato di cattura.
Al momento Restivo è stato arrestato per l’omicidio della 48enne Heather Barnett (la sua vicina di casa uccisa il 12 novembre 2002), ma è assai probabile che per Restivo sia già pronta una richiesta d’arresto anche per il delitto di Elisa Claps (la studentessa di 16 anni ammazzata il 12 settembre 1993).
Che Scotland Yard abbia «bruciato» sul tempo la polizia italiana non è un particolare insignificante. A questo punto, infatti, con Restivo in cella di sicurezza in attesa della conferma del fermo, l’ipotesi che possa venire estradato in Italia si fa remota. Se ciò rappresenti un bene o un male, al momento, non può dirlo nessuno. Certo è che la famiglia Claps voleva Restivo in galera, ma forse avrebbe preferito che finisse dietro le sbarre in Italia per il delitto di Elisa. Che siano scattate le manette rappresenta comunque una svolta in una vicenda che rischiava di diventare (anzi, lo era già diventata) l’ennesima telenovela mediatica. Tutti in buona fede, per carità. Ma col risultato di offrire uno «spettacolo» che - a momenti di buon giornalismo - ha alternato servizi deprimenti.
Il sovrintendente Mark Cooper, titolare dell’inchiesta Barnett, dice il minimo necessario: «Stiamo lavorando senza sosta. Nella casa di Restivo, in Chatsworth Road, a pochi metri dall’abitazione di Barnett, in Capstone Road, sono in corso rilievi scientifici molto accurati». Intanto il Dna di Danilo è già stato richiesto tramite rogatoria dalla Procura di Salerno che ha indagato Restivo per violenza sessuale, omicidio e occultamento del cadavere della studentessa potentina. Il codice genetico di Restivo sarà ora messo a confronto con gli esiti della perizia autoptica sul corpo di Elisa, la cui secretazione è stata prorogata nei giorni scorsi per un altro mese.
Dal punto di vista investigativo, l’omicidio di Heather presenta varie analogie col delitto di Elisa, il cui cadavere - lo ricordiamo - è stato trovato, dopo 17 anni di inutili ricerche, proprio nella stessa chiesa dove Elisa incontrò Restivo per l’ultima volta, prima di sparire nel nulla.
Il filo rosso che lega i due delitti è proprio Danilo Restivo, 38 anni, originario di Erice (Trapani), che viveva a Potenza quando Elisa scomparve e che dal 2000 si trasferì a Bournemouth, proprio di fronte all’abitazione della Barnett. Restivo conosceva sia Elisa Claps che Heather Barnett. Per la vicenda di Elisa, Restivo è stato condannato a 2 anni e 8 mesi per false dichiarazioni perché non fu in grado di spiegare un buco di un’ora e mezza nella ricostruzione di quel 12 settembre 1993, una domenica, giorno in cui Elisa scomparve. Per l’omicidio Barnett, prima dell’arresto di ieri, Restivo era stato già fermato sei anni fa e interrogato dai detective del Dorset e poi rilasciato senza incriminazioni.
Nel giallo dell’omicidio Barnett l’assassino portò con sé un grosso oggetto contundente, presumibilmente un martello, con cui uccise Heather colpendola al capo. Poi trascinò il corpo nel bagno per le gambe. Qui l’assassino mutilò i seni con un’arma a punta e lasciò nelle mani delle ciocche di capelli. L’assassino poi si cambiò. Le tracce di sangue sulle suole delle scarpe si fermano all’uscio della porta. Il cadavere della donna fu trovato dai figli minorenni, di 11 e 13 anni, al loro ritorno da scuola. L’assassino conosceva le abitudini di Heather Barnett: la mattina accompagnava i figli a scuola e poi rientrava brevemente a casa prima di andare a lavorare. La porta di casa non aveva segni di effrazione. La donna, confidandosi con delle amiche, lamentò che le erano state sottratte le chiavi di casa proprio alcuni giorni prima del delitto, sospettando di Restivo che con una scusa un giorno si era intrufolato nella sua abitazione.
Anche il dettaglio delle ciocche di capelli porterebbe a Restivo. Si riferiscono a lui infatti molteplici segnalazioni di ragazze che si sono trovate i capelli tagliati in autobus provenienti sia da Potenza che da Bournemouth. Di analoghe «bizzarrie» si hanno notizie da tutte le altre città dove Restivo ha soggiornato. Dopo ogni episodio, invece di curarlo, la sua famiglia preferiva trasferirlo altrove. Sperando che guarisse.

Ma Danilo non è mai guarito.

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