«Resto a Genova per amore e senso del dovere»

(...) Al contrario, io sono nata e cresciuta a Genova, tuttavia sento di nutrire gli stessi sentimenti del nostro Lussana, primo fra tutti quello di pensare di lasciare la mia città. L'idea mi è balenata per la mente parecchie volte, soprattutto quando ero una spavalda studentessa, ancora «libera», scevra da pensieri e/o legami molto stretti che costituiscono un impedimento ed un freno alla libera scelta di naufragare verso altri lidi. Ma il desiderio di rendermi indipendente era troppo forte per legarmi ad un'altra realtà. Da quel momento ho iniziato ad imparare a conoscere la vera vita della città sotto tanti aspetti e ho cominciato a sentire un forte senso del dovere di cittadina.
Questo senso del dovere ti conduce ad interessarti della città in cui vivi sotto tanti punti di vista, di conseguenza diviene man mano sempre più complesso il discorso di poter allontanarsi da tale realtà abbandonando ogni vincolo, ogni sacrificio fatto, ogni desiderio espresso, ogni speranza nutrita, ogni impegno assunto. Ed è ancora questo senso del dovere che mi tiene ben stretta alla mia città senza farmi rimpiangere quel giorno in cui potevo davvero rimanere dove ho vissuto per un determinato periodo di tempo all'estero. Ora ho qui la mia vita, la mia famiglia, le mie amicizie, il mio lavoro, i miei impegni, Voi, il mio dovere.
Tale dovere mi induce anche a piangere Genova in quanto dei tanti capoluoghi di regione d'Italia statisticamente pare essere agli ultimi posti in fatto di sviluppo, di voglia di miglioramento, di benessere, ed ai primi in fatto di mancanza di sicurezza, di gestione negativa dei servizi, di immigrazione, persino di inquinamento e «last but not least» di essere retta da giunte rosse a livelli record. Genova è una città che rimane al palo, che non decolla, che non sfrutta le sue risorse del territorio e la sua reale bellezza paesaggistica turisticamente così come un clima mite che tutti ci invidiano, che non vuole il terzo valico ma festeggia per motivi formali la caduta del diaframma del Traforo del San Gottardo grazie ad un lungo ed importantissimo progetto svizzero - fondamentale per l'Europa intera e che tocca anche Genova come Porto del Mediterraneo, è una città che ci aumenta il biglietto dell'Amt salvo poi manifestare e scioperare sottraendo utile tempo al lavoro, che ci invade di extracomunitari senza rispettare in pieno le leggi sulla sicurezza a riguardo per un eccesso di finto buonismo e di falsa solidarietà, quel finto buonismo che ti si ritorce contro dal momento in cui i problemi legati all'immigrazione crescono producendo una sorta di forma di razzismo o xenofobia.
Genova è una città che vanta diversi buoni ospedali ma che preferisce far decentrare uno dei più importanti e soprattutto efficienti provocando danni alla sanità di cui però non bisogna discutere per non aprire né ferite né polemiche troppo grandi, è un città che anziché accollarsi i problemi e le conseguenze di un'alluvione che può creare danni infiniti a causa soprattutto della mancata e tempestiva pulizia sia degli argini dei fiumi che dei tombini rifiuta di ricevere il denaro promesso da un Capo della Protezione civile, Guido Bertolaso, che lo si liquida con una facilità inaudita pur di far passare l'immagine di una città di sinistra che non intenda mischiare gli affari con il centro destra.
Genova è una città che oltre a non prendere i giusti provvedimenti in materia di immigrazione si fa invadere anche dai rom non riuscendo neppure a costruire dei campi a norma - gronda o non gronda, è una città che riesce ad infarcire tutto e tutti di una tipica cultura di sinistra e creare la programmazione dei teatri maggiori all'insegna del sapere sinistrorso. Genova è una città che se non sta attenta rischia di emulare negativamente Napoli in fatto di immondizia e rifiuti che a causa di una pessima politica in tema di raccolta differenziata.


Insomma, tanti e tanti altri ancora sarebbero i problemi che attanagliano la nostra città e che ci farebbero scappare, ma nonostante tutto mi permetto di dire con Massimiliano Lussana che «anche io resto» e ne sono orgogliosa in quanto nel mio piccolissimo non posso non cercare di dimostrare un po’ di senso di responsabilità, di apportare un minimo di miglioramento, un contributo al benessere della città. È per questo motivo che compatibilmente con i miei impegni personali non posso non dare la mia disponibilità per contribuire a tale miglioramento. È il mio dovere.

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