Stefano Zurlo
da Roma
Apparizioni ravvicinate (di documenti) di un certo tipo. Mentre la procura di Milano apre uninchiesta per favoreggiamento sul presunto tentativo di comprare il silenzio di Abu Omar, nel giro di poche ore linchiesta sul sequestro dellimam di Milano (che rimarrà a Milano, come ha sentenziato ieri il Pg della Cassazione respingendo così la richiesta dei difensori dellex numero due del Sismi Marco Mancini che chiedevano il trasferimento a Brescia) regala altre novità. La prima, più recente, arriva alla luce dellesplicita richiesta dei difensori degli agenti segreti sottinchiesta a proposito del ruolo ricoperto dalla Digos nel rapimento e riguarda limprovvisa comparsa dei tabulati telefonici dellex capostazione Cia a Milano, Robert Saldon Lady, dai quali non emerge alcuna telefonata con i funzionari del Sismi. «È la prova provata - spiega Luigi Panella, avvocato dello 007 Marco Mancini - che tra i Servizi americani e italiani non vi furono contatti, ed è ben strano per due strutture che insieme avrebbero organizzato il rapimento. Era compito dei magistrati inserire questi tabulati nellavviso di chiusura delle indagini, cosa che, invece, è stata fatta solo ora su richiesta delle difese». La seconda curiosità ce la regala il presidente emerito Francesco Cossiga che in uninterpellanza al ministro della Difesa chiede di sapere chi - fra la procura di Milano e la commissione europea sui voli Cia - ha inviato al sito www.statewatch.org documentazione del Sismi sulla vicenda Abu Omar classificata «riservatissima» e «segretissima». Nel materiale dellintelligence italiana divulgato on line, oltre alla corrispondenza con altre agenzie internazionali, vi sono le risultanze di accertamenti delicati su personaggi del fondamentalismo islamico collegati ad Al Qaida e residenti nel nostro paese, alcuni dei quali ancor oggi oggetto di «monitoraggio».
Fra i carteggi top secret spiattellati on line, oltre alle prime notizie apprese da fonti interne alla comunità islamica milanese che davano Abu Omar per «sequestrato» dagli 007 egiziani e «deportato» al Cairo, vi sono indiscrezioni su una sua fuga per «rivitalizzare le cellule eversive» in vista della guerra in Irak. In un dispaccio successivo dei Servizi si fa uno screening dei personaggi sospetti orbitanti nella moschea di viale Jenner e vicini sia ad Abu Omar che allegiziano Elayashi Radi Abdel Sami Abu Elyazi, detto «Mera I», reclutatore di volontari per la jihad, già arrestato, e già incastrato dalle confessioni del pentito tunisino Mohammed Tahir Hammid. Su ogni nominativo top secret cè, anzi cera, un flusso di notizie riservato: dallo stato di famiglia agli indirizzi «sensibili», vari «alias» usati, precedenti criminali, addestramenti in campi paramilitari, viaggi, utenze cellulari, contatti con kamikaze e reclusi di Guantanamo, affiliazioni ad Al Qaida e ad organizzazioni terroristiche che spaziano da «Ansar Al Islam» del mullah Krekar al Gruppo Combattente Marocchino. «Sono emersi contatti fra militanti di Al Qaida presenti nel campo di Khurma a-sargat, nel nord dellIrak e...» una serie di insospettabili «italiani» considerati «legati alla rete diretta da Abu Musab Al Zarqawi». E ancora. «Nello sviluppo dellinchiesta condotta dallintelligence inglese...» è emerso che uno degli islamici sotto osservazione in Emilia «è a sua volta in contatto con Abu Taysyr», uno dei dirigenti del campo paramilitare iracheno e del campo di Herat in Afghanistan «dove vengono condotti esperimenti a base di prodotti chimici, tossine, sostanze velenose».
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