Rete Telecom, il governo rinuncia al decreto

Rete Telecom, il governo rinuncia al decreto

Roma - «Il rispetto del mercato da parte del governo è totale», osserva Enrico Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Ne consegue che sulla vicenda Telecom e sui maggiori poteri da attribuire all’Authority delle Comunicazioni per lo scorporo della rete di infrastrutture «per il governo non c’è la necessità di affrontare questo tema in modo straordinario». Insomma, il governo non interverrà sull’argomento per decreto - come auspicato da Antonio Di Pietro, ieri assente al Consiglio dei ministri - e come sconsigliato sia dalla Commissione europea e dalla stessa Agcom.
Il governo sembra quindi intenzionato a seguire la strada dell’emendamento a un disegno di legge già presentato in Parlamento per attribuire maggiori poteri di controllo all’Autorità sullo scorporo della rete Telecom. «Il testo dell’emendamento è pronto - rivela Paolo Gentiloni, ministro delle Comunicazioni - e verrà inserito in un provvedimento la prossima settimana». Il disegno di legge individuato dovrebbe essere quello di riforma delle Autorità garanti. La commissione Lavori pubblici del Senato lo ha ripescato dal cassetto e lo ha messo in calendario per martedì prossimo. Mercoledì, la stessa commissione ascolterà una relazione di Gentiloni sull’argomento.
Il cambio di rotta del governo («il rispetto del mercato è totale») a pochi giorni dalle preoccupazioni espresse per la cordata americana su Telecom è stata interpretata dagli uomini che seguono il dossier da vicino con una doppia chiave di lettura. La prima. Palazzo Chigi è a conoscenza delle difficoltà incontrate dal negoziato, e innescate dall’atteggiamento di Intesa sulla governance di Olimpia. Ne consegue che, immaginando che tali difficoltà possano far saltare l’operazione di At&t e di America Movil, preferisce “sedersi sulla sponda” del fiume - spiega un banchiere - e attendere che l’offerta per il 66% venga ritirata. Magari per far largo a qualche altra cordata, europea possibilmente.
La seconda interpretazione è di segno diametralmente opposto. La scelta del governo di assumere una posizione “soft” nei confronti dell’operazione dev’essere presa per vera. Cioè, realmente il governo vuole limitarsi a fissare nuove regole del gioco per l’Agcom (che entreranno in vigore forse dopo la data del 31 dicembre auspicata da Calabrò). E vuole rispettare le regole del mercato.

Un modo per autorizzare, implicitamente, l’operazione avviata da At&t e dai messicani di America Movil; e forzare il tandem americano ad accogliere le richieste di Intesa sulla governance di Olimpia. E forse anche ad accettare l’impegno chiesto da Di Pietro per i futuri investimenti.

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