Il retroscena Arbitri pronti a riciclare Lanese&C.

A fari spenti, hanno preparato il grande ritorno. Passata la tempesta di Calciopoli, tra gli arbitri italiani sta per scattare l’operazione restaurazione. Complice una riforma dello statuto che ha concesso ai 31mila associati la più ampia autonomia, politica oltre che organizzativa. Una volta gli arbitri rispondevano direttamente al presidente federale: adesso possono infischiarsene del palazzo e tirare dritto per la loro strada dando vita a qualsiasi accordo. I complimenti, per l’occasione, sono da girare a Pancalli e Coccia, gli autori di questo bel pasticcio regolamentare. E adesso veniamo alla questione vera e propria. Il 6 marzo prossimo, a Roma, sono in programma le elezioni per rieleggere il vertice dell’associazione arbitri: poco meno di 300 i delegati con facoltà di voto. Due i candidati scesi in lizza nel frattempo: da una parte c’è un vero e proprio carneade, Matteo Apricena, fiorentino, che proprio ieri ha rassegnato le dimissioni da designatore della Can D, sostenuto dall’ex designatore Tedeschi (bolognese) e dall’avvocato Giuseppe Napoli, legale di Tullio Lanese, ex presidente coinvolto nella bolgia di Calciopoli e adesso tornato a tessere le fila; dall’altra l’ex fischietto aretino Marcello Nicchi, con alle spalle Trentalange, D’Elia e Paparesta, un tris di ex dal passato prestigioso tranne per il fischietto barese coinvolto nella vicende delle sim estere ottenute da Moggi. A rendere ancora più fosco lo scenario, la partecipazione alla campagna elettorale, per appoggiare il secondo gruppo, dell’ex vice-presidente federale Mazzini, uscito con una pesante squalifica dallo scandalo dell’estate 2006.
Il presidente uscente, Cesare Gussoni, imprenditore lombardo, è sul punto di ritirarsi sull’Aventino. Fu pregato, da Matarrese in particolare, di tornare a occuparsi del settore per rifare pulizia nell’ambiente. «Non voglio sfarinare la mia immagine» ha spiegato Gussoni ad Abete, il presidente federale per giustificare la scelta di restare fuori dal mischione. È un presidente di garanzia: o gli rinnovano la fiducia altrimenti se ne ritornerà alle sue aziende.

Ma l’aspetto più inquietante è dato dalle conseguenze che un eventuale successo elettorale della cordata Nicchi-D’Elia-Paparesta comporterà nel calcio giocato. Pierluigi Collina, attuale designatore, è infatti pronto a dare le dimissioni non avendo alcuna intenzione di collaborare con una presidenza Aia così chiacchierata e compromessa col passato.

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