Il retroscena Dodici ore di «tour de force» diplomatico Il Cavaliere al lavoro per ricompattare la maggioranza

NODO Sull’istituzione della Banca del Sud, resta aperto lo scontro tra i ministri Fitto e Tremonti

Il retroscena Dodici ore di «tour de force» diplomatico Il Cavaliere al lavoro per ricompattare la maggioranza

nostro inviato a Sofia

Dodici ore per dare una sterzata netta alla maggioranza e provare a ricompattarla senza più indugi. Raffica di incontri e faccia a faccia, che Silvio Berlusconi aveva in mente da giorni e che ha affrontato vestendo i panni del mediatore, concedendo forse più di quanto avrebbe voluto ma nella convinzione che la coesione del centrodestra sia una delle priorità. Lo dice chiaro nel mini vertice che segue il Consiglio dei ministri con Giulio Tremonti e Gianni Letta, due che da mesi viaggiano su lunghezze d’onda diverse. E l’appello del Cavaliere è alla concretezza ma pure ai sentimenti se nel ribadire la necessità di «essere uniti» e «superare le divergenze» il premier torna con la mente al 1994. «Siamo insieme da allora - spiega - e questo mi dice che possiamo risolvere qualunque incomprensione». Ultimo atto di una dodici ore diplomatica iniziata mercoledì a cena con Umberto Bossi (presente Tremonti e, al telefono, Gianfranco Fini), continuata ieri con l’incontro insieme a Letta e il ministro dell’Economia e conclusasi prima di imbarcarsi per Sofia con il faccia a faccia col presidente della Camera.
Insomma, un Berlusconi deciso a riprendere le redini della maggioranza e mettere fine a polemiche interne e incomprensioni. Perché, è il senso del ragionamento fatto durante il volo per la Bulgaria, bisogna smetterla di dare l’impressione di «galleggiare» quando già «abbiamo portato a casa molti risultati» e dall’altra parte ci troviamo ad interagire con «un’opposizione inconsistente». Anche per questo il Cavaliere decide di passare sopra le polemiche sulla Banca del Sud e tirare dritto. Il provvedimento, infatti, viene sì approvato dal Consiglio dei ministri ma lo scontro tra Raffaele Fitto e Tremonti è duro al punto che il ministro degli Affari regionali ritira la firma come cofirmatario del testo e mette agli atti della seduta del Consiglio tre pagine in cui spiega nel dettaglio la sua contrarietà. Perplessa è anche Stefania Prestigiacomo, con Roberto Calderoli che prende invece le parti del titolare di via XX Settembre e il paradosso di una Banca del Sud sostenuta a spada tratta da due ministri del Nord e contrastata da due del Sud.
Ed è nelle dodici ore di mediazione che iniziano a chiudersi molte delle partite interne alla maggioranza in vista delle regionali del 2010. Se la Lega è sempre più vicina al Veneto (il candidato dovrebbe essere Luca Zaia che lascerebbe a Gianfranco Galan la poltrona di ministro) e ad una Regione data per persa come l’Emilia (dove correrà Angelo Alessandri), Fini avrebbe incassato la candidatura di un ex An in Campania (Pasquale Viespoli o, molto più probabilmente, Italo Bocchino). Un’intesa che il presidente della Camera gradirebbe particolarmente, tanto che la prossima settimana Berlusconi e Fini non si incontreranno di nuovo solo perché il Cavaliere è atteso per una due giorni a San Pietroburgo. In questo quadro, dunque, il Piemonte dovrebbe andare ad un ex Forza Italia, Osvaldo Napoli o più probabilmente il sottosegretario alla Difesa Guido Crosetto. Mentre sembra ancora aperta la partita del Lazio, con Luisa Todini (ieri a Sofia per partecipare alla cena degli imprenditori italiani in Bulgaria con il premier) e Renata Polverini, ancora in corsa.
Ma nei vertici che si sono susseguiti in queste ore si parla anche di riforme, con Berlusconi convinto dell’opportunità di andare avanti a 360 gradi nonostante il forte scetticismo dell’opposizione. Secondo il Cavaliere, infatti, l’importante è trovare una quadra nella maggioranza e poi sarà il Pd a dover decidere se votare sì o no.

Un ragionamento che si coglie anche nelle parole di Berlusconi a Sofia: «L’alleanza è solida. Con Fini e Bossi i rapporti sono ottimi perché basati sulla condivisione di valori e programmi e dalla preoccupazione per l'opposizione che ci ritroviamo in Italia».

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