Il retroscena E l’avvocato fa festa con la stampa amica

Quattro salti in padella per seppellire Eluana. Suvvia, avvocato Giuseppe Campeis, proprio lei che è stato per giorni e giorni sulle barricate. In difesa della buona morte per una giovane donna Svp. Che non è il contrario di Vip ma significa, come lei sa bene avvocato, in stato vegetativo permanente. Che cattivo gusto, ci perdoni, avvocato. A volerlo proprio fare sarebbe stato meglio un incontro nel suo studio, formale e asettico come la camera di Eluana per l’addio ai giornalisti. Tipo: prendete qualcosa?, una stretta di mano e via, grazie. A mai più rivederci.
Macché, addirittura un ricevimento nella magione avita: Fraelacco di Tricesimo, via San Vito e Modesto. Un cosa francamente un po’ esagerata per l’occasione. Come la cena da grandi occasioni: catering e camerieri in guanti bianchi che girano a servire alla sua famiglia e ai commensali invitati orzotto con fagioli, cjarsons (leggasi cannelloni carnici) e lombata di cervo. Ma come? Lei, «mister centomila euro a botta», come la chiamano in tutto il Friuli, per colpa o merito della sua parcella-tipo. Lei che gira, con aplomb inarrivabile, a bordo della sua Ferrari che va ad invitare a cena tutti i giornalisti per il congedo da una vicenda che non ha fatto certo venire appetito, creda.
A proposito, non tutti giornalisti. Solo quelli neutrali o amici. Dalla parte di Beppino Englaro, della sua battaglia. E della sua vittoria. Quindi non l’inviato del Giornale, che pure conoscendo il suo pensiero, fin dalla prima telefonata, ha cercato di disturbarla il meno possibile. Sarà senza dubbio un caso, caro avvocato. Oppure può darsi che il suo gran maestro e cerimoniere che ha organizzato la cenetta d’addio, e quindi ha lavorato di pissi pissi bao bao nell’orecchio per accertarsi che tutti avessero il prestigioso invito non ha cercato l’orecchio dei giornalisti d’opposizione, paladini della vita. Impeccabile, come sempre avvocato Campeis. Se la guardiamo da un’altra prospettiva lei con questo brindisi su quel che resta della povera Eluana e di questa grama storia lei, ci permetta, ha sbagliato arringa. Avrebbe fatto meglio ad astenersi, insomma, da quest’ultimo atto. Perché forse sarebbe stato più consono, come diceva qualcuno, che nemmeno c’è bisogno di ricordare a lei che «un bel tacer non fu mai scritto». Specie in una simile circostanza.

Detto tutto ciò, glielo garantiamo, caro avvocato: il Giornale non avrebbe presenziato alla sua festicciola. Perché ognuno ha il suo stile, anche nelle battaglie. Così anche la sua coscienza eno-gastronomica, oltre a tante altre coscienze che le hanno fanno compagnia di questi giorni, si può tranquillizzare.

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