Il retroscena Ecco perché il Barcellona non ha i soldi per comprare lo svedese

di Nando Sanvito

Cosa resta della cena di giovedì a Barcellona? Per il presidente blaugrana Joan Laporta era l’occasione giusta per accontentare il suo allenatore Pep Guardiola a pochi giorni dal trionfo di Roma. Da lui l’anno scorso si era sentito chiedere Adebayor, dovette rispondergli che i 38 milioni che chiedeva l’Arsenal erano troppi. Stavolta Pep si è sentito autorizzato dal piedistallo ad alzare l’asticella: «C’è Ibrahimovic che vuol venire qui!». Da buon catalano il presidente Laporta fa i suoi conti. Il triplete (Liga, Coppa del Re, Champions) gli è costato in premi la bellezza di 39 milioni. La crisi economica inoltre lascia in eredità al club un introito di marketing di 20 milioni inferiore al previsto. Per fare mercato restano solo 30 milioni disponibili. Guardiola per di più gli chiede anche un laterale sinistro. Ecco dunque l’offerta a Moratti: «Tutto quel che abbiamo in cassa per Ibra e Maxwell, in più vi diamo Hleb ed Eto’o». Troppo poco per Moratti. «Gli scambi vanno bene, ma la liquidità che voglio deve essere di almeno 50 milioni» la reazione del petroliere interista. Stretta di mano per un arrivederci non vincolante per entrambi e la sensazione che l’incontro sia servito più per dare segnali all’interno dei due club che per mettere le basi di una vera trattativa. Laporta non stravede per Ibrahimovic, il suo direttore sportivo Begiristain gli suggerisce Forlan, i tifosi amano Eto’o e – al di là di sondaggi pilotati - se proprio devono indicare un’alternativa pensano a Villa.
Lo stesso Laporta ha sempre avuto un rapporto privilegiato con Eto’o, suo pupillo, e guarda caso non lo ha interpellato su questa operazione. La cosa migliore per fare imbestialire il camerunense che al suo avvocato Mesalles ha parlato chiaro: «D’ora in poi chi mi vuole, oltre a 10 milioni netti annuali di ingaggio, deve garantirmi un premio di trasferimento alla firma di 15 milioni». Esattamente quel che ci vuole per far fallire qualsiasi trattativa. Cosa ci guadagnano i due presidenti dalla cena al «Via Veneto» di Barcellona? Laporta ha fatto vedere al suo allenatore di averci provato, Moratti altrettanto a Raiola e al suo assistito. Né Guardiola, né Ibrahimovic – pensano - ora avranno argomenti per recriminare.

Fino a prova contraria.
Come ricorda Raiola (che ieri si è lanciato in un «non c’e solo il Barcellona») «tutte le volte che Ibra ha cambiato maglia lo ha fatto a fine agosto, l’ultimo giorno di mercato». L’estate è lunga...

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