Il retroscena La Lega litiga con l’Ansa

RomaLa Lega è divisa, sì, ma la corrente più forte è quella dell’ombrellone e della sdraio. Un pasticcio clamoroso, per chiudere una stagione che di pasticci in salsa padana ne ha già visti un po’. Eccola qui la secessione nel Carroccio, vacanzieri in camicia verde da una parte, sedentari distaccati a Roma dall’altra. Non avendo previsto l’imprevedibile discorso alle Camere del premier, e visto il calendario che segna 3 agosto e i lavori delle Commissioni riprendono il 5 settembre (l’Aula il 12), una buona metà dei deputati della Lega si era organizzata per le ferie.
Il capogruppo Marco Reguzzoni fa l’appello, e mette su un foglio la lista dei presenti e degli assenti. Una ventina, massimo venticinque (su 59 onorevoli), sono i leghisti che si fermano a Roma mercoledì, anche se non si vota e quindi la presenza è meno vincolante. Gli altri già in auto per tornare in Padania, «tanto c’è la diretta tv».
A quel punto entra in scena l’Ansa, che sbircia quella lista e azzarda la lettura politica. Poiché i «secchioni» che si fermano sono in buona parte i deputati vicini al capogruppo, notoriamente non in ottimi rapporti con l’ala che fa capo a Maroni, l’agenzia lancia la notizia a due stellette (importante): «La Lega torna a dividersi. Gran parte dei deputati maroniani dovrebbe disertare l’aula di Montecitorio in occasione del discorso del presidente del Consiglio».
Nella Lega scatta l’allarme, in particolare nel gruppo alla Camera. I deputati che erano stati interpellati dal capogruppo poche ore prima («se non avete impegni inderogabili fermatevi», avrebbe detto Reguzzoni ai suoi) vengono raggiunti da un sms del loro capo che li invita, più fermamente, a rimanere a Roma per non alimentare un altro incidente con il Pdl. Nel frattempo succedono altre due cose, in questo giallino di metà estate padana. Maroni chiama, pare abbastanza infuriato, il direttore dell’Ansa per chiedere spiegazioni di quel lancio, secondo cui ci sarebbe lui dietro la «diserzione» dei maroniani (che sono poi i tre quarti dei deputati della Lega Nord). Un retroscena inaccettabile per Bobo, che subito dopo sente al telefono Reguzzoni, chiedendo spiegazioni sull’accaduto.
A quel punto il capogruppo (e sono passati solo 25 minuti dall’agenzia che scatena il cortocircuito dentro il Carroccio) chiama l’Ansa e detta una dichiarazione che dovrebbe mettere le cose a posto: «Sono notizie destituite di ogni fondamento e fatte circolare ad arte dai nemici della Lega e di Maroni». Non basta però a sedare le voci sul presunto sgambetto maroniano, ormai un classico delle cronache politiche, dopo il famoso voto sull’arresto di Papa con coup de théâtre di Bobo che vota palesemente sì. Maroni chiama direttamente Berlusconi per spiegargli cosa sta succedendo, quindi richiama l’Ansa per far uscire il suo pensiero e non le dietrologie: «È una cosa che non sta né in cielo né in terra. Ho parlato anche con Berlusconi per dirgli che è una stronzata. Stasera (ieri sera, ndr) andrò da lui perché vuole incontrarci e illustrarci l’intervento che farà. E per dimostrare ancora una volta quanto false siano queste cose, gli ho chiesto di potermi sedere vicino a lui durante l’intervento e lui ha detto di sì naturalmente». «Si tratta di una stronzata messa in giro non so perché, non so perchè scopo, ma appartiene alla categoria delle stronzate». Per Maroni esiste solo «l’indicazione della Lega che ha dato il capogruppo e che io condivido». E poi i «maroniani non esistono, esistono solo i maroniti, che stanno in Libano», chiude scherzando il ministro.
Il risultato è che oggi la Lega sarà quasi al completo. Maroni ha richiamato i «suoi», e anche quelli già partiti torneranno stamattina a Roma per serrare i ranghi.

L’incidentino segnala però che le comunicazioni dentro il gruppo non funzionano. Riemergono le tensioni che poco tempo fa portarono ad uno scontro per il rinnovo del capogruppo, con strascichi polemici addirittura tra Bossi e Maroni. Le divisioni ci sono. E non solo tra vacanzieri e stakanovisti.

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