Il retroscena Riforme rapide per un «secondo predellino»

Al federalismo fiscale seguirà quello delle istituzioni

RomaNelle ultime 48 ore Silvio Berlusconi la parola «predellino» l’ha pronunciata in privato più d’una volta. Evocando quel 22 novembre del 2007 in cui si presentò a sorpresa in piazza San Babila e tenne a battesimo il Pdl. Come in quell’occasione, per il Cavaliere è arrivato il momento di «un altro predellino», un’altra strambata che gli permetta di riprendere le redini della situazione dopo la non troppo attesa bocciatura del Lodo Alfano da parte della Consulta.
Una sorta di «predellino costituzionale», sussurrano i suoi. Convinti che il premier abbia in mente di rilanciare sul tema delle riforme istituzionali e tornare ad avere in mano il pallino. Un’impressione confermata da quel «ghe pensi mi» pronunciato ieri sera a Monza davanti agli imprenditori brianzoli, ai quali sottolinea la necessità di «una reazione», di «una ribellione generale». Un Berlusconi all’attacco, dunque. Che, racconta chi gli sta vicino, ha superato la delusione per il pronunciamento della Corte Costituzionale ed è «assolutamente determinato» ad andare avanti. Anche per questo, forse, ribadisce che «il Pdl e l’alleanza di ferro con la Lega» impediranno che si ripresenti una situazione analoga al 1994.
E la strada da seguire potrebbe essere proprio quella di una grande azione riformatrice, «non solo sul fronte costituzionale - ipotizzava ieri il sottosegretario al Federalismo Aldo Brancher - ma in tutte le direzioni». I ragionamenti del Cavaliere vanno più o meno in questo senso, anche se riunioni operative ancora non si sono tenute visto che il viavai di giovedì scorso a Palazzo Grazioli è stato quasi tutto concentrato sulla bocciatura del Lodo. E dunque si susseguono le ipotesi, che mutuano a seconda di chi le sponsorizza. Si parla di riprendere in mano la riforma presidenzialista o quella semi-presidenzialista, su cui Gianfranco Fini avrebbe difficoltà a non convergere essendo da tempo uno dei maggiori sostenitori del modello francese. Ma c’è in ballo anche la tutela del primo ministro, perché è qualcosa più di un caso l’insistenza del Cavaliere sul fatto che il capo dello Stato sia tutelato dal reato di vilipendio mentre la presidenza del Consiglio non viene considerata un’istituzione. Sul tavolo, però, c’è anche la riforma della giustizia, la separazione delle carriere tra giudici e pm, l’autonomia della polizia giudiziaria dai magistrati (tema molto caro a Pier Ferdinando Casini) e la legge sulle intercettazioni. Senza considerare il pacchetto di riforme già bocciate con il referendum che cancellò la riforma federalista, dalla riduzione del numero dei parlamentari fino - caldeggiano i leghisti - al Senato federale.
Si vedrà. Di certo la tentazione di sparigliare è fortissima, anche perché - è il timore di molti a Palazzo Grazioli - quando arriverà la condanna per il processo Mills - data nell’entourage del Cavaliere per scontata - la situazione potrebbe precipitare.

Se fosse infatti il capo dello Stato a sottolineare l’inopportunità di un premier condannato in primo grado, la situazione rischierebbe di essere insostenibile. Per questo, spiega ai suoi Berlusconi, servono «una riflessione profonda» e «decisioni immediate».

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