Retroscena Sulla fiducia scoppia la guerra tra Franceschini e Fini

RomaI mal di pancia esplodono al momento del primo «sì» parlamentare al decreto anticrisi, un provvedimento che - come spiega lo stesso Giulio Tremonti - altro non è se non «l’aggiornamento della Finanziaria» dello scorso anno. Il ministro dell’Economia ha replicato con successo la strategia di un anno fa, quando fra giugno e luglio mise i conti pubblici in sicurezza mentre la crisi avanzava. Stavolta l’intervento è blindato intorno a un automatismo per il futuro delle pensioni e uno «scudo» inteso a trovare le risorse per affrontare il momento d’uscita dalla crisi, che non sarà facile soprattutto dal punto di vista dell’occupazione. Ma è sul ricorso alla fiducia e su alcune misure di dettaglio, che i mal di pancia vengono allo scoperto. Anche con una votazione in cui la maggioranza va «sotto», su un emendamento relativo ai prezzi del gas.
Al voto finale delle commissioni Bilancio e Finanze della Camera non hanno partecipato il Partito democratico e l’Udc, mentre il Movimento per le autonomie di Raffaele Lombardo ha votato contro. L’accusa di Dario Franceschini è plateale: «Il governo sta mettendo in atto un sostanziale svuotamento del Parlamento a colpi di decreto legge». E nel merito il segretario del Pd se la prende con lo scudo fiscale, definendolo un «condono immorale». A Franceschini risponde il presidente della Camera, Gianfranco Fini: «Se il governo pone la fiducia sul testo approvato dalla Commissione, non si può parlare di mortificazione del Parlamento. Se così non sarà, farò sentire la mia voce. E comunque - aggiunge - l’attuale modo di legiferare non è dissimile rispetto alle legislature più recenti». Franceschini dimentica che i maxiemendamenti sostitutivi della Finanziaria, con relativa fiducia, sono stati pratica corrente di Prodi e Padoa-Schioppa.
Il «no» di Lombardo è legato a una manovra che non terrebbe in debito conto le esigenze del Sud. Il Movimento per le autonomie deciderà nelle prossime ore l’atteggiamento al momento della fiducia. L’abbandono della Commissione al momento del voto da parte dell’Udc segnala un problema di metodo più che di merito. «Abbiamo tenuto un comportamento di collaborazione - spiega Amedeo Ciccanti -, ma non possiamo votare in blocco gli emendamenti dei relatori che fanno proprie le sole esigenze della maggioranza».
I mal di pancia non sono un’esclusiva dell’opposizione. Esplode la polemica Prestigiacomo-Calderoli sulla norma che esclude il ministero dell’Ambiente dai controlli sulle centrali di produzione e sulle reti di distribuzione dell’energia. Il ministro dell’Ambiente parla di «colpo di mano», ma Calderoli replica che tutto è stato concordato in Consiglio dei ministri. «Se l’atteggiamento di Calderoli non cambia - avverte Gianfranco Miccichè - al momento della fiducia mancheranno dei voti». Polemica anche sulla misura che impone il pensionamento ai dipendenti pubblici con 40 anni di contributi (con l’esclusione di primari medici, professori universitari e magistrati) fra Renato Brunetta e Maurizio Sacconi.

Secondo il ministro del Welfare, la misura presenta rischi di incostituzionalità: in una lettera a Brunetta, Sacconi contesta l’esclusione di altre figure dirigenziali della Sanità dalla clausola «anti-rottamazione», osservando che tutto questo configura una disparità di trattamento. Il ministro del Welfare vorrebbe escludere dalla «rottamazione» tutti i medici che lavorano nel servizio sanitario, e non soltanto i primari.

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