É un intervento da superbanchiere centrale europeo quello che Mario Draghi ha pronunciato davanti agli operatori della finanza riuniti a Napoli per lassemblea annuale. Non appare casuale che, tirando le somme conclusive del suo discorso, il governatore di Bankitalia abbia praticamente parlato solo di Europa. «Leuro è saldo», ha scandito con gli occhi rivolti alla platea. Ma non solo. Draghi ha invitato lEuropa ad avere lo sguardo lungo, introducendo nelle strutture economiche lo stesso «energico impulso» che negli anni passati è stato esercitato sui bilanci pubblici e sulla stabilità monetaria. Draghi chiede quel che gli europeisti più sognatori non avevano raggiunto al momento del varo della moneta unica: non solo un quadro di regole di bilancio (il famoso 3% come limite del deficit e così via); ma anche un «governo europeo» delleconomia. Il problema delluscita «debole» dalla crisi economica non riguarda un Paese o laltro, ma lintera Eurolandia. Sono mancate le riforme strutturali, dice Draghi, e questa mancanza ha prodotto fragilità, perdita di competitività, in due parole la bassa crescita. In sostanza, propone una «fase due» in cui lEuropa estenda alle strutture economiche il lavoro fatto sui bilanci pubblici. La stessa Grecia, oggi sotto il mirino della speculazione, potrà uscire dalla crisi se il governo di Atene attuerà con determinazione il risanamento del bilancio. Una frase da banchiere centrale non nazionale, ma europeo.
Cè molta Europa, quindi, nel discorso di Draghi, e poca Italia. Nei confronti del Paese si riscontra un atteggiamento eccessivamente super partes. Per la nostra economia il governatore prevede un «recupero lento», a causa delle ripercussioni della maggiore disoccupazione sui consumi e sulla crescita del pil. Non si riscontra nellintervento al Forex traccia del compiacimento con cui le più importanti organizzazioni economiche internazionali - dal Fondo monetario allOcse, alla stessa Commissione di Bruxelles - hanno commentato la buona tenuta dellItalia di fronte alla crisi. Non cè quel minimo di soddisfazione nel fatto che lItalia sia uscita dal «Club Med» degli Stati a rischio: che la «i» del brutto acronimo PIGS (iniziali di Portogallo, Italia, Grecia, Spagna) oggi rappresenti lIrlanda al posto del nostro Paese. Cè, è vero, il riconoscimento al governo per aver «opportunamente esteso» la rete di protezione sociale per arginare la disoccupazione. Un passaggio che è subito oscurato dalla frase successiva: «Stiamo uscendo dalla crisi con un tasso di crescita basso, ai minimi europei».
Volendo politicizzare il Draghi napoletano, è grande la tentazione di definire il suo intervento un «manifesto» elettorale in vista della successione alla presidenza della Banca centrale europea. Il governatore, si sa, ci tiene. I grandi banchieri italiani, da Cesare Geronzi a Corrado Passera, lo definiscono «il migliore dei candidati». Draghi, molto «americano» anche per formazione alla World Bank, oggi è molto attento allevoluzione delleconomia europea.
Nelle stesse ore in cui Draghi parlava a Napoli, il presidente dellEurogruppo Jean-Claude Junker scandiva in unintervista che «lazione economica della zona euro dovrà essere sempre più concertata e coordinata». La «campagna elettorale» per la Bce è una corsa lunga, ma Draghi ha già lasciato i blocchi di partenza.
GBB