Retroscena Fra Tremonti e Schauble lunedì «due chiacchiere» a Bruxelles

Lunedì sera, a dimissionamento di Alessandro Profumo ancora «caldo», Giulio Tremonti e Wolfgang Schauble si troveranno a Bruxelles, alla riunione della task force europea sulla riforma del Patto di stabilità. E chissà se, in questa occasione, il ministro dell’Economia ripeterà al finanzminister tedesco la citazione di Goethe che gli fece in maggio, parlando della crisi greca: «Das erstesteth uns frei, beim zweiten sind wir Knechte», che Tremonti tradusse liberamente così in italiano: «Il primo passo è libero, ma il secondo è obbligatorio, e dobbiamo farlo insieme». Una citazione che calza perfettamente anche per Unicredit.
Formalmente, nè Tremonti nè Schauble potrebbero metter bocca in una questione societaria; ma è chiaro che il governo non può non interessarsi del destino della prima banca nazionale, per le sue ricadute di carattere sistemico. I due ministri sono amici molto probabilmente coglieranno l’occasione per scambiare qualche idea sul caso Unicredit. Dieter Rampl dice d’essere austriaco, ma il sito dell’Unicredit lo fa nascere a Monaco, in Germania. E fra i molti consiglieri d’amministrazione tedeschi di piazza Cordusio c’è anche un precedessore di Schauble, l’ex ministro delle Finanze Theo Waigel: proprio quel Waigel che non voleva l’Italia nella prima ondata dell’euro. Insomma, il primo passo è stato libero, ma adesso Roma e Berlino dovranno pure parlare insieme del futuro del quinto gruppo bancario europeo.
«Bisogna fare come la Germania», aveva detto giorni fa il governatore di Bankitalia Mario Draghi, riferendosi però al guadagno competitivo realizzato dall’economia tedesca. «Roba da bambini», aveva commentato Tremonti. Che coincidenza. Proprio la componente tedesca del cda, con la collaborazione delle Fondazioni, ha fatto il blitz.
Il ministro dell’Economia ha cercato di intervenire in extremis sul caso, senza successo. Da palazzo Chigi smentiscono nettamente anche le ricostruzioni dei giornali che parlano di un intervento da parte del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, a favore di Profumo. Comunque siano andate le cose, adesso Tremonti non intende star fermo sulla successione a Profumo. Si è vociferato di una candidatura di Vittorio Grilli, direttore generale del Tesoro. «In ogni caso - fa eco il presidente leghista della Commissione Bilancio della Camera, Giancarlo Giorgetti - il nuovo amministratore delegato di Unicredit dovrà essere italiano».
Qualcuno, forse lo stesso Tremonti, ha spiegato alla Lega che la sostituzione non pilotata di Profumo, in sostanza una crisi al buio, esponeva a forti rischi il «sistema Italia»: non tanto quello bancario, quanto il tessuto economico delle piccole e medie imprese. Se la testa della prima banca italiana va in Germania, qualche ripercussione ci dovrà pur essere. Mentre lo spauracchio libico tale non è: secondo il ministro dell’Economia, gli investimenti della banca centrale di Tripoli e del fondo sovrano Lia (Lybian Investment Authority) sono di natura finanziaria. Ed ecco dunque che la Lega, unico partito di maggioranza a esprimersi ufficialmente sulla vicenda, perora la causa nazionale.


Mercoledì sera Tremonti e Umberto Bossi hanno cenato insieme al «Caminetto», noto ristorante dei Parioli. «Non abbiamo parlato di Unicredit, ma solo mangiato carne e funghi», ha detto il leader del Carroccio. Profumo di ovoli e porcini ai ferri...

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica