Roma - «Ciò che ha fatto oggi il ministro del Tesoro è un precedente pericolosissimo, dagli effetti potenzialmente dirompenti. È in atto una manovra politica per sostituire un consigliere ritenuto non funzionale agli scopi del governo. Ma Angelo Maria Petroni può essere revocato solo con il parere preventivo della commissione di Vigilanza». Usa parole di fuoco Mario Landolfi per commentare il blitz con cui il governo punta a ribaltare a proprio favore la maggioranza nel cda della Rai. E lancia l’allarme per quello che considera un atto senza precedenti.
Presidente Landolfi, si aspettava la mossa di Padoa-Schioppa?
«Che qualcosa bollisse in pentola lo immaginavo tanto è vero che tra gennaio e febbraio, c’è stato un carteggio su questo con il ministro. Ma in base alla legge il ministro, nell’assemblea degli azionisti, deve tenere conto delle indicazioni della Vigilanza».
Può essere considerata una «giusta causa» il fatto di non voler rimuovere il direttore di Rai Due?
«La decisione di Padoa-Schioppa è un’entrata a gamba tesa, un azzardo pericoloso anche perché se si procede con questa logica, qualsiasi governo pro tempore può revocare consiglieri delle società pubbliche, Eni, Enel e così via. Si tratta di una decisione insidiosa. La Rai non può essere messa alle dipendenze del governo, la funzione di indirizzo è affidata al Parlamento attraverso la Vigilanza».
La Commissione Vigilanza da lei presieduta avrà voce in capitolo su questa vicenda?
«Certo. Sto aspettando Padoa-Schioppa. Avrà modo di spiegare al Parlamento la genesi e la procedura per questa decisione gravissima».
Il Cda Rai è davvero paralizzato?
«È un cda che ha proceduto a molte nomine di assoluta importanza: dal direttore del Tg1 a quello dei Gr, da quello di Rai International a quello di Rai News 24 fino al direttore del Personale. È stato approvato il contratto di servizio e approvati atti importanti. Da qui a dire che questo consiglio è paralizzato ce ne vuole. Qualunque persona in buona fede sa che si tratta di un semplice pretesto politico. Padoa-Schioppa era stato impermeabile, fino a poco tempo fa, alle pressioni lottizzatorie della sua maggioranza. Ora ha ceduto».
Mastella e Boselli ora chiedono le dimissioni di tutto il Cda.
«Questa linea è quantomeno più lineare e corretta rispetto a quella degli altri. Claudio Petruccioli, parlamentare con una storia a sinistra molto netta, è stato votato presidente della Rai in base a un principio di garanzia. Ora si vuole ribaltare tutto. Si vuole l’occupazione totale con presidenza, direttore generale e una maggioranza bulgara tutte dalla stessa parte».
Molti ora invocano l’intervento di Napolitano.
«Qui parliamo di informazione, l’azienda non produce mica bulloni. Se avessimo fatto noi una cosa del genere sarebbe successo di tutto. Sarebbero partiti girotondi e cortei, ci sarebbero stati gli appelli, lo sdegno, le classifiche stilate all’impronta sulla libertà di espressione. Il capo dello Stato è il garante della Costituzione e non mi meraviglia che ci sia chi invoca il suo intervento. Aspettiamo le valutazioni di Padoa- Schioppa e forse sentiremo lo stesso cda per renderci conto se c’è davvero uno stallo. D’altra parte stiamo parlando del nulla. Due giorni fa il cda si è limitato, con il conforto del collegio dei sindaci, a stabilire che la discussione di un ordine del giorno venisse spostata al termine delle nomine delle consociate. Chi è l’irresponsabile? Chi vuole approvare i vertici di società da oltre un anno senza vertice o chi si balocca con un odg per sostituire un direttore regolarmente in carica? Chi è che gioca allo sfascio?».
Qual è il disegno che l’Unione sta maturando sulla Rai?
«La strategia è quella dell’occupazione sistematica. C’è un rapporto patologico con le aziende, come dimostra il caso di Autostrade, di Telecom ma anche i rapporti con il mondo bancario. Questo governo ha una profonda allergia a considerare le aziende libere e autonome dal potere politico. Ora però bisogna fare in modo che la Rai non venga occupata manu militari. Lancio un appello.
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