da Milano
«Leconomia della zona euro è in buone condizioni per assorbire choc inflazionistici nonostante i rischi crescenti legati ai prezzi delle materie prime e del petrolio». Da Madrid, il commissario Ue agli Affari monetari, Joaquin Almunia, interviene nel dibattito spinoso sullinflazione, invitando di fatto la Banca centrale europea a muoversi con cautela sul versante dei tassi.
La scorsa settimana, la Bce aveva lasciato invariato al 4% il costo del denaro, ma al tempo stesso espresso forte preoccupazione per le tensioni inflazionistiche innescate dal surriscaldamento delle materie prime. Sparita la formula con cui dallestate scorsa veniva motivata la strategia di wait and see («sono necessarie ulteriori informazioni» prima di decidere), lEurotower aveva sottolineato di essere pronta a rispondere con «fermezza e tempestività» alla corsa dei prezzi, saliti al 3% in novembre. Quindi ben oltre il target di riferimento del 2%, peraltro «mai centrato» ha detto Almunia.
Il linguaggio aggressivo della Bce è stato interpretato univocamente dagli analisti come unindicazione che sono ormai maturi i tempi per una stretta. Al termine della riunione, il presidente Jean-Claude Trichet aveva del resto spiegato come il direttivo dellistituto non avesse approvato allunanimità la decisione di lasciare ferme le leve monetarie. Anzi, aveva aggiunto, alcuni componenti il board erano favorevoli a un rialzo dei tassi, segno che la contrapposizione tra ala moderata e falchi allinterno della banca di Francoforte non può più essere nascosta. Ancora ieri, il governatore della Banca di Finlandia e membro della Bce, Erkki Liikanen, ha dichiarato che i rischi al rialzo per linflazione sono aumentati, definendo «ottimistiche» le recenti stime diffuse dellEurotower, secondo cui i prezzi rallenteranno fino a scivolare sotto il tetto del 2% nel 2009.
Le parole di Almunia sembrano tuttavia consigliare allEurotower un approccio ancora prudente nei prossimi mesi. Il commissario, che alla vigilia del vertice della Bce aveva espresso dubbi sullefficacia di un taglio del costo del denaro, è preoccupato per la crescita economica di Eurolandia. In linea con quanto stimato dal Fondo monetario internazionale, che ha collocato lo sviluppo della zona euro nel 2008 sotto il 2%, nei giorni scorsi Almunia ha spiegato che «se rifacessimo oggi le stime pubblicate a novembre (+ 2,2%, ndr), che sono state chiuse con dati risalenti alla terza settimana di ottobre, anche noi avremmo previsioni inferiori».
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