Politica

Riapre la scuola araba. Il Polo: «Un ghetto»

Coro di proteste contro la decisione. Il Comune: «Illegale, è una piaga della città». Sit-in leghista: «No all’invasione musulmana»

Gianandrea Zagato

da Milano

La scuola islamica di via Ventura riapre i battenti. Caloriferi tinteggiati di rosa, cento bambini che recitano il Corano e il Comune di Milano che ancora la definisce «illegale». Già, manca il cambio di destinazione d’uso della struttura che i promotori della scuola non consegnano e che, quindi, impedisce all’amministrazione milanese di concedere il nullaosta di competenza, quello relativo all’agibilità.
Ma, attenzione, non è solo una questione formale: la riapertura della scuola islamica «è una piaga nel cuore di Milano» afferma l’assessore comunale Tiziana Maiolo. Virgolettato pesante, parole di chi non ha dubbi: «Questa scuola è un ghetto». «Iniziative di questo tipo» commenta infatti Gianfranco Fini «tendono a creare una barriera tra ragazzi di religione diversa»: «Credo che, invece, dobbiamo lavorare a una integrazione che superi i ghetti. La difesa dell’identità è un valore importante ma senza iniziative segregazioniste».
Valutazione del presidente di Alleanza nazionale seguita da una nota di Daniela Santanché (An) che non solo definisce «vergognosa» la riapertura della scuola islamica ma denuncia che «si passi sotto silenzio il fatto che la scuola di via Ventura venga finanziata da associazioni riconducibili all’estremismo islamico». Eppure, i promotori della scuola l’hanno intitolata ad uno scrittore arabo accoltellato dagli estremisti per le sue idee riformiste. «Mero opportunismo» replica la parlamentare di An che, ieri, al civico 4 di via Ventura, avrebbe avvertito gli stessi sentimenti, «imbarazzo e vergogna», provati dall’assessore Maiolo quando le scolare musulmane sono rimaste «atterite e spaventate» alla sua domanda se fossero «libere e contente di indossare quel velo, l’hijab che copre il capo». Testimonianza visiva di un oscurantismo culturale che è «il muro che non vogliamo» chiosa il vicesindaco Riccardo De Corato: «L’integrazione è altro, sono i 2.900 bambini arabi che frequentano le scuole pubbliche milanesi». E questi cento? «Sono in un ghetto, una scuola che rischia di creare banlieue in stile parigino se non di peggio» aggiunge Tiziana Maiolo.
Messaggio chiaro che Mariastella Gelmini completa: «Via Ventura è l’esempio di come alcune comunità musulmane vogliono ghettizzarsi rifiutando il contatto con le persone del nostro Paese e con la cultura occidentale». Il risultato? «Una pagina nera per l’integrazione tra cittadini islamici e l’Italia» afferma la coordinatrice lombarda di Forza Italia. Certezza che la Lega srotola in uno striscione a caratteri cubitali: «No all’invasione islamica» e con slogan che accompagnano la riapertura della scuola. Protesta «contro chi utilizza i bambini per una battaglia politica e culturale» sostiene Matteo Salvini del Carroccio.
Che già sente «ipotizzare l’apertura di altre scuole islamiche su Milano». Altre scuole «fuorilegge», altre «piaghe» per il capoluogo lombardo che non sono tali per il ministro delle Politiche giovanili Giovanna Melandri: «In questo Paese non dobbiamo avere timore quando delle scuole vengono aperte, semmai il contrario». E per il governo, continua il ministro, questa scuola è un «modello di integrazione», «nel modello italiano c’è anche questo, la possibilità di ospitare in terra italiana l’apertura di una scuola».

Che, intanto, resta ancora fuorilegge.

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