Il riarmo della Cina ora preoccupa gli Usa

Il segretario di Stato Rice parla di «mancata trasparenza»: la crescita dichiarata è del 14,7%, ma quella reale sarebbe tripla

Andrea Nativi

«Se non adotterà maggiore trasparenza sul suo programma di potenziamento militare la Cina potrà diventare una forza negativa». Lo ha detto il Segretario di Stato statunitense Condoleezza Rice in occasione del vertice ministeriale trilaterale, condotto con i colleghi di Australia e Giappone nella base navale di Sydney. Nel corso dell’incontro si è parlato molto delle ambizioni militari cinesi, anche se la Rice ha negato che sia in atto da parte Usa una nuova edizione della politica di “contenimento”.
In realtà la corsa agli armamenti condotta da Pechino, avvolta nel mistero e dalla segretezza, preoccupa tutti, a Washington e nel Pacifico. Il bilancio ufficiale della difesa della Cina per il 2006 registra un aumento del 14,7% rispetto allo scorso anno e sale a 283,8 miliardi di yuan, pari a oltre 35 miliardi di dollari. Secondo il portavoce del Congresso nazionale del Popolo, la spesa militare rappresenta il 7,4% del bilancio statale. Tuttavia il bilancio militare cinese non è per nulla attendibile, perché esclude tutta una serie di spese, a partire dai principali programmi di acquisizione armamenti, per non parlare delle attività di ricerca e sviluppo. Secondo gli analisti statunitensi la spesa cinese per la difesa è da 2 a 3,5 volte superiore a quella dichiarata. Il che significa tra i 60 e i 120 miliardi di dollari. Siamo ancora lontani dagli oltre 450 miliardi di dollari spesi dagli Usa, ma si tratta comunque di cifre rilevanti considerando che i costi cinesi (industriali, ma anche stipendiali) sono ben diversi da quelli occidentali. Del resto le stesse fonti ufficiali cinesi sono contraddittorie: il ministero delle Finanze ad esempio ha sostenuto che nel 2004, come nel 2002, la spesa militare era il 12,2% di quella nazionale.
Preoccupa poi la tendenza: il bilancio militare ufficiale cinese è in costante crescita da oltre 15 anni, sempre a un tasso a doppia cifra rispetto all’anno precedente. E l’economia del gigante asiatico galoppa a un ritmo intorno al 9% all’anno e non dà segni di rallentamento. Marciando di questo passo la Cina, che già oggi sarebbe al secondo posto dietro gli Usa nella spesa militare, potrebbe nel giro di due-tre lustri raggiungere gli americani. E se il tutto avviene in segretezza è naturale che Usa e Paesi asiatici, a partire da Taiwan, si agitino. Certo per ora la Cina non è un avversario militare reale per gli Usa, la modernizzazione delle immense forze armate cinesi, 2,3 milioni di soldati anche dopo le recenti riduzioni e una parziale professionalizzazione richiederà moltissimo tempo e risorse immense, che Pechino potrebbe avere difficoltà a reperire a causa di problemi economici (spesa pensionistica ad esempio) e politici interni.

Ma i pessimisti già pensano a scenari di confronto economico, politico e militare. E il mistero che avvolge i conti della difesa e la ripartizione delle risorse assegnate ai militari non contribuisce certo a rasserenare gli animi.

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