Il riassetto di Edison nelle mani della Consob

Il riassetto di Edison  nelle mani della Consob

Il riassetto Edison passa nelle mani della Consob. Così come annunciato ieri mattina, i legali di Edf e A2A hanno depositato alla Commissione la richiesta di esenzione dall’Opa obbligatoria sulle minoranza del gruppo di Foro Buonaparte e il quesito sul prezzo a cui, qualora l’esenzione non dovesse essere concessa, l’Opa dovrà essere lanciata.
Francesi e italiani in via preliminare chiedono, dunque, di non lanciare l’Opa. Una richiesta che potrebbe essere accolta solo se la Consob non ravvisasse un cambio degli assetti di controllo all’esito del riassetto di Edison. L’intesa non vincolante con Delmi (holding dei soci italiani) prevede però lo scioglimento di Transalpina di Energia (Tde), la scatola societaria italo-francese che detiene il 61,3% di Edison, e il consolidamento del controllo in capo a Edf, che sommerebbe al suo 30% di Foro Buonaparte, via Tde, il 20% detenuto direttamente.
Nel caso in cui, come appare probabile, la Consob non concedesse l’esenzione, Edf e A2A chiedono alla Commissione di esprimersi sul prezzo al quale l’offerta deve essere lanciata. Con il rischio che, qualora la Consob imponga un premio per le minoranze, l’intesa faticosamente raggiunta a Parigi a fine ottobre debba essere ridiscussa. Gli accordi, che dovranno diventare definitivi entro il 30 novembre, sono infatti subordinati al fatto che la Consob non imponga una rettifica al rialzo del prezzo medio del titolo in Borsa negli ultimi 12 mesi (circa 0,84 euro ad azione).
La settimana scorsa il direttore finanziario di Edf, Thomas Piquemal, aveva ribadito che, in caso di premio, «l’intero accordo» sarebbe da rinegoziare. Piquemal ha anche fatto notare che l’Opa a 0,84 euro premia le minoranze di Edison in quanto, incluso il debito finanziario (4,1 miliardi), valuta il gruppo di Foro Buonaparte circa 10 volte l’ebitda (margine operativo lordo) atteso per il 2011 contro una media dei concorrenti quotati compreso tra le 5 e le 6 volte. Quello che potrebbe spingere la Consob a imporre un premio sono le opzioni di vendita a tre anni concesse a Delmi.
Per Edf e A2A non si tratta di un premio a termine, ma di semplici strumenti di «liquidabilita» di una quota che non può essere altrimenti smobilizzata sul mercato, a differenza di quello che possono fare gli altri soci. A sciogliere il nodo sarà la Consob che, come sempre in questi casi, si prenderà tutto il tempo necessario per esaminare in modo approfondito la questione.

Difficile che la risposta possa arrivare prima di un mese. È dunque probabile che sull’intesa definitiva per il riassetto di Edison, che verrà siglata tra dieci giorni, continui a pendere, sotto forma di condizione sospensiva, la spada di Damocle dell’Opa.

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