Epifania, riassunto delle feste precedenti.
Come ogni anno ho trascorso la notte di Capodanno da solo, in armoniosa solitudine. Per scelta e ormai per consuetudine. L’1 sono in uno. Uso il convenzionale rito di passaggio per riflettere, per ringraziare, per progettare. È bello e pure tenero vedere il mondo intorno che festeggia e tu lo osservi partecipe e distante, come in un film o come da una nuvola.
A Capodanno adotto a distanza il mondo e sento coloro che reputo i miei cari con telepatia e telefonia. Evito così le odiose alternative, scegliere con chi passare la notte fatale; sono con tutti e con nessuno, come Zarathustra.
E poi sono in compagnia degli assenti, degli irraggiungibili, degli amati inevitabilmente invisibili. Li ricordo al passaggio dell’anno e li sento rivivere. Perché nel passaggio dell’anno non c’è solo il presente ma il passato e il futuro si incontrano, si salutano, si abbracciano e poi ognuno va per la sua strada.
Tra gli assenti ci sono pure i mille fratelli che vivono in casa con me, di cui ho già parlato. Dico gli autori dei libri, fratelli maggiori di sangue e di mente, anche se di un sangue speciale che un tempo si diceva inchiostro. È bello il capodanno in loro compagnia.
Vivevo la lunghissima pausa natalizia come un incubo, sognavo di ibernarmi e risvegliarmi alla befana.
Con i pranzi infiniti mi sentivo solo un corridoio tra la cucina e il bagno. Ingerire, digerire.Invece il triangolo festivo perfetto è: Natale in famiglia, Capodanno da solo, Befana in viaggio, se si può. Come i re magi.
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