Europei 2008

Ribery speranza di una Francia con troppi "galletti" nel pollaio

Scambio di sms con il compagno Toni: "Speriamo non si sblocchi con noi...". Spogliatoio spaccato a metà e Domenech ha le idee confuse

Ribery speranza di una Francia con troppi "galletti" nel pollaio

Dal lussuoso «eremo» del Mirador Kempinski, arroccato tra i boschi e i pascoli del Mont Pelerin, arrivano voci di malumori nel gruppo dei Bleus. Giovani contro senatori, scrivono i quotidiani francesi. Spogliatoio spaccato, musi lunghi, stanchezza, voglia di essere altrove. Tutti ingredienti per considerare la possibile fine di questo Europeo come una liberazione. E le ultime dichiarazioni di Domenech - deluso dal rendimento di molti «anziani», ma il cui progetto sembra al capolinea - hanno fatto il resto. «Potrei far giocare le riserve», la frase del ct transalpino che pur con qualche reticenza ha ammesso davanti alle telecamere della tv di Stato che «in certi momenti ci sono tensioni più forti nello spogliatoio». Un eufemismo per sancire la spaccatura insanabile tra la vecchia guardia e i virgulti francesi, tra cui Benzema e il «rasta» Gomis.

Lo staff francese esclude presunti gialli intorno a Gallas: niente screzi con Domenech, solo una caviglia malconcia secondo i bene informati (da tempo i sanitari si aggrappano alla privacy) ma pare che ieri abbia partecipato all’allenamento «blindato». Così come Vieira, l’infortunato cronico di quest’Europeo francese più ombre che luci. «Patrick salvatore della patria», spingono i giornali transalpini. Domenech frena: «È il capitano, porta peso ed esperienza alla squadra, ma non ho ancora fatto una riunione specifica sul suo stato di salute». E in attesa che il ct sciolga le riserve (anche i giocatori più esperti non conoscono i suoi piani, Domenech sembra avere le idee confuse) qualcuno già pregusta un duello con De Rossi. Dubbi anche per Henry, alle prese con una coscia dolorante. Suo l’unico gol francese, con la «matricola» Chiellini che si dice pronta a neutralizzarlo.

E tra i galletti che in due partite hanno perso molte certezze, Franck Ribery è rimasto una delle poche. Nel momento più critico Domenech ripone le ultime speranze sullo Sfregiato, come viene chiamato per quel segno sulla faccia che si è procurato a dodici anni in un incidente automobilistico. Con il suo estro e le sue accelerazioni prova a colmare l’immenso vuoto lasciato da Zidane. «Zizou manca molto alla nazionale, ma si è fermato, mentre noi dobbiamo andare avanti. Cosa farebbe se fosse qui? Prenderebbe il pallone e segnerebbe tre gol. Io il suo erede? Non scherziamo, anche se sento di avere la fiducia dei compagni e dell’allenatore. Sono pronto e non siamo ancora morti, nella mia testa siamo già nei quarti».

Il fantasista confessa che da due giorni scambia sms con Luca Toni, con il quale ha costruito la magnifica stagione del Bayern. «Finora non ha segnato, ma non vorrei che lo facesse proprio contro di noi. Bisognerà fare molta attenzione a lui, ha fiuto del gol, pressa sulla difesa. Se riusciremo a fermarlo, saremmo già a buon punto». Secondo il francese sposato con un’algerina per la quale si è convertito all’Islam, i bleus pensano «troppo a difendere e a non prendere gol», ma per battere l’Italia dovranno «liberarsi» e giocare «in maniera più rilassata». «C’è un Paese dietro di noi, abbiamo una maglia da onorare. Battere l’Italia e passare il turno sarebbe bellissimo».

Se uno stanchissimo Thuram fa mea culpa per la brutta partita giocata venerdì («ma con l’Italia vorrei giocare», sottolinea il difensore del Barcellona, che saluterà l’ex compagno di squadra Zambrotta), il portiere Coupet svela il soprannome che la squadra dà al suo amico Fabio Grosso. «Fra di noi lo abbiamo soprannominato Monsieur Propre (è il Mastro Lindo francese, significa che dà sempre assist pulitissimi, ndr), ha un sinistro magico. Dirò ai compagni che non devono farlo avanzare, perchè dal suo piede nascono sempre grandi occasioni». Per il portiere del Lione potrebbe essere, in caso negativo, l’ultima partita della carriera.

Ma Gregory non ha nessuna fretta di appendere i guanti al chiodo.

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