Era una tranquilla sera di marzo quando il re, finito di cenare, uscì calzando il copricapo di ferro. Dietro di lui trotterellò un sergente con lo scudo rettangolare per proteggere la sua maestà. Il re raggiunse gli zappatori che minavano la torre di Châlus, una piccola, quasi insignificante fortezzuola dAquitania, la regione ereditata da sua madre Eleonora e che amava di più, dove aveva trascorso la giovinezza e più anni da che era diventato sovrano dInghilterra, nel 1189. Si vociferava che la sua foga fosse aizzata da un tesoro scoperto da un contadino, che il signore del luogo si era rifiutato di consegnare al re. Un favoloso tesoro, si precisava di taverna in mercato, di chiostro in corte. Ma la verità era più semplice: non ci si ribella alla corona, e comunque quella sera Riccardo uscì per andare ad ammirare un coraggioso.
Per tutto il giorno, dallalto degli spalti, un solitario balestriere aveva preso di mira i suoi uomini, noncurante dei loro colpi. Anzi se nera fatto beffe, utilizzando una padella al posto dello scudo per ripararsi. Ce nera abbastanza perché il re desiderasse assistere alla scena. Uscì come si trovava, senza armatura, calzando solo un elmo da passeggio. E stava applaudendo lintrepido difensore quando arrivò il quadrello. Riccardo lo vide, si chinò per proteggersi dietro lo scudo ma - sarà stata letà oppure il grasso in eccesso - il dardo lo prese tra la spalla sinistra ed il collo. Fece come se nulla fosse e si ritirò con calma nel suo padiglione. Quante ferite aveva ricevuto in mille tornei e battaglie? Afferrò il dardo e tirò, il legno si ruppe ma il ferro rimase allinterno. La faccenda si complicava. Venne chiamato un cerusico che, alla luce incerta delle fiaccole, incise le carni regali, tagliò e aprì, sino a cavare il ferro e con esso la vita del re. Perché la ferita si infettò e di lì a pochi giorni re Riccardo lasciò questo mondo. Finì così, tra la futilità e la leggenda, la vita dun uomo che aveva riempito cronache e sogni dellEuropa, oltre a far tremare più dun principe cristiano e musulmano.
Riccardo Cuor di Leone è larchetipo del re cavaliere, il sovrano leale e generoso ipostatizzato nei racconti popolari su Robin Hood e soci, ribelli al fratello minore del re, Giovanni Senzaterra. Ma Riccardo fu pure un «diavolo scatenato» come lo definì il suo acerrimo rivale, Filippo II re di Francia, il quale perse uno dopo laltro gli scontri che ebbero sul continente. Sì, perché Riccardo - quartogenito nel 1157 da Enrico II dInghilterra ed Eleonora dAquitania, conte del Poitou, poi duca dAquitania e infine, per la morte prematura dei fratelli maggiori, re dInghilterra - fu sempre vassallo e insieme parigrado del re di Francia. Da qui le loro continue guerre, le alleanze fatte e disfatte per il predominio, a parte la parentesi della Terza crociata.
Nel 1187 Gerusalemme era ricaduta in mano musulmana e i due rivali sospesero per qualche tempo le contese in vista del bene superiore della Cristianità, ma solo per ricominciare a litigare non appena giunti in Terrasanta. Così, nonostante la notevole riconquista di Acri nel 1191, i due sovrani non riuscirono a protrarre una coabitazione forzata, e Filippo preferì tornarsene in Europa, carico di vituperi ma anche pronto ad approfittare dellassenza del rivale. Sino al 1192 Riccardo ebbe campo aperto per compiere gesta mirabili contro laltro suo grande nemico, Saladino. Il re e il sultano impararono a rispettarsi e a temersi, ma lo scontro finì con un sostanziale pareggio: Saladino perse la battaglia (ad Arsuf), ma Riccardo non vinse la guerra, giacché Gerusalemme non venne recuperata.
Carico di quella gloria ambivalente - peraltro macchiata da un brutto e inutile massacro - Riccardo ripartì per lEuropa e la sua vicenda assurse ad emblema dellassurdo quando finì imprigionato da un altro rivale cristiano. La vicenda del re cavaliere, crociato e quindi teoricamente intoccabile eppure incatenato, terminò solo nel 1194 con una somma di riscatto questa volta davvero favolosa: 150mila marchi dargento raccolti a fatica dalla madre. Una volta libero, Riccardo si scatenò: riprese a Filippo tutte le terre che il francese gli aveva eroso negli anni di assenza, tuonò e colpì i suoi nemici per un lustro portando lInghilterra a un passo dalla supremazia. Sino a quella sera di primavera del 1199, quando un ignoto balestriere stroncò unesistenza inimitabile e pur presa a modello, smodata eppure sempre celebrata e rinarrata.
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