A Riccione in 5 ore: per un posto a sedere scoppiano le risse

La avventure degli «irriducibili» disposti a tutto per la tintarella

nostro inviato a Riccione
Sono disposti a tutto. A una levataccia alle prime ore del mattino. A un lungo ed estenuante viaggio di quasi cinque ore. Senza aria condizionata. E, per di più, stretti come in una scatola di sardine: sono i pendolari della tintarella, ma non solo. Con loro viaggiano gli irriducibili delle discoteche romagnole e chi in Romagna va per passare qualche settimana di vacanza. Hanno quasi tutti tra i 15 e i 20 anni e per loro città come Rimini, Riccione e Cattolica rappresentano l’Eldorado. Con la «E» maiuscola. Meta sognata e agognata per mesi e mesi tra i banchi di scuola e ora molto vicina: a poco più di quattro ore di viaggio. In teoria.
E così, chi per risparmiare qualche manciata di euro, chi perché ancora senza patente, chi per evitare di finire intrappolato nelle code estive in autostrada, puntano dritto sulla ferrovia. Una scelta azzeccata? Non proprio. Perché il treno interregionale che ogni sabato parte alle 7.30 dalla stazione Centrale di Milano alla volta della costa romagnola è un vero e proprio calvario. Vedere per credere: scompartimenti stracolmi in cui anche uno spillo troverebbe a fatica un posto, aria condizionata completamente assente e treni non sempre puntuali. Istantanea di come un semplice viaggio può trasformarsi in una vera e propria odissea lunga sedici fermate.
Le carrozze dell’interregionale diretto a Pescara iniziano a riempirsi di gente fin dal momento in cui il treno viene annunciato dai tabelloni della stazione. Manca ancora più di mezz’ora alla partenza, ma la banchina lungo il binario 19 è già un via vai continuo di turisti, valigie e genitori premurosi accorsi a salutare i figli. Pian piano i sedili delle carrozze si riempiono, aumenta il vociare della gente e si stabiliscono i primi contatti con i propri «compagni di sventura».
C’è Simona, pendolare «all’incontrario» - dal lunedì al venerdì a Milano con il fidanzato e nel weekend a Cesena dalla famiglia -; c’è Luca - anfibi (ci si chiede come faccia a sopportare il caldo), pantaloni mimetici e look da metallaro - in fuga dalla morsa di caldo e afa cittadino per due giorni all’insegna del divertimento con due amici a Fano; c’è Andrea - 19 anni compiuti da poco, un’esame di maturità lasciato alle spalle e tanta voglia di una settimana di mare a Rimini -. Tutti subito si accorgono di quanto estenuante sarà il loro viaggio. «Percorro spesso questa tratta - racconta Simona - ed è in estate che il viaggio diventa una cosa insopportabile». «Come è possibile che non funzioni l’aria condizionata - le fa eco un vicino di posto - e poi, non potrebbero aumentare il numero di carrozze nei weekend di grande affluenza?».
Una situazione che col passare del tempo diventa sempre più insostenibile: arrivati alla stazione di Bologna quasi 500 persone attendono di salire sul treno già strapieno. «E questi dove li mettiamo?» si domanda un ragazzo stretto nel corridoio tra due ingombranti borsoni. Metà delle persone resteranno a terra. Identica scena a Modena, Parma e Cesena. Perché, probabilmente, l’unica fortuna di chi è partito da Milano è questa: essere salito sul treno relativamente vuoto e aver trovato con relativa facilità un posto a sedere.
Nel frattempo il treno accumula ritardi su ritardi e l’atmosfera all’interno delle carrozze - complici caldo e stanchezza - inizia a surriscaldarsi, con più di un turista che ricorre alla voce grossa per reclamare un sedile occupato indebitamente con delle valigie che, altrimenti, non troverebbero posto.
Ma alle 12.30 il treno finalmente arriva alla stazione di Riccione.

E una volta appoggiato il piede a terra, stanchezza, rabbia e caldo opprimente svaniscono d’improvviso. Rimane soltanto l’entusiasmo di una vacanza che finalmente può avere inizio. Peccato che, per arrivare, ci siano volute cinque ore di inferno.

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