Roma - Non è vero che non c’è attenzione alla crescita e che non ci sono le liberalizzazioni. Il governo ha preso almeno 16 misure per fare ripartire l’economia. Per trovarle bisogna però guardare anche oltre la manovra, ad esempio al decreto per lo sviluppo, in via di approvazione in Senato. E poi c’è anche il nuovo patto sui contratti di lavoro. Tutti segnali, secondo il governo, che il Paese sta «reagendo in positivo».
In cima alla lista delle misure pro crescita elencate ieri da Tremonti e dagli altri ministri che hanno partecipato alla presentazione della manovra, c’è quella destinata alle nuove imprese create da giovani o da ex cassintegrati, per i quali è prevista la fiscalità forfettaria del 5% per i primi cinque anni di attività. Permetterà alle start up (nuove imprese, ndr) nate dal 2007 da imprenditori che avevano al massimo 35 anni di ottenere uno sgravio di 15 punti. Nel precedente provvedimento, per il quale è attesa la fiducia entro il 12 luglio, c’è il credito d’imposta per le assunzioni al Sud e quello per la ricerca effettuata tramite università e laboratori scientifici.
La crescita delle imprese è affidata ai «contratti di rete», che stipulano le piccole aziende che vanno a trattare con l’amministrazione e le banche come un unico soggetto. È già in vigore da quest’anno e Confindustria ne ha già attivate 50, con l’obiettivo di arrivare a 200 entro i prossimi sei mesi. Per le Pmi c’è il plafond della Cassa depositi e prestiti, che ha già finanziato 27mila imprese e il Fondo italiano di investimento, misto privato-pubblico che ha una dotazione da 1,2 miliardi di euro. Della manovra appena approvata fanno parte le norme per l’istituzione dei Fondi di venture capital. Capitale di rischio, che dovrà andare per il 75% a nuove imprese italiane.
Nel decreto sviluppo, oltre alla riforma Brambilla sull’apertura dei negozi, arrivano i distretti turistici, con vantaggi fiscali, amministrativi (saranno zone a burocrazia zero) di accesso al credito. Potranno anche emettere obbligazioni.
Nella manovra, c’è la liberalizzazione degli uffici di collocamento. Quella delle professioni, non è stata abbandonata, ma è affidata a una commissione.
Per la competitività bisogna mettere in conto anche un alleggerimento della giustizia civile. Il 25% dell’arretrato è costituito da contenzioso di previdenza e lavoro. La manovra prevede la chiusura delle liti minori (entro 500 euro) e incentivi per gli uffici che smaltiranno ogni anno il 10% delle cause arretrate.
Nel decreto sviluppo c’è il turbo alle opere pubbliche. Se in italia è indietro, la colpa è delle «riserve», cioè la possibilità data alle aziende che fanno gare d’appalto di rialzare il costo, e delle «opere compensative», a vantaggio delle amministrazioni locali. Con il decreto sono state introdotti limiti a entrambe.
Alla conferenza stampa erano presenti anche i ministri Renato Brunetta, Roberto Calderoli, Paolo Romani e Maurizio Sacconi. Il responsabile dello Sviluppo ha ricordato la conversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle, capace di produrre la stessa energia di due centrali nucleari. Poi anche la riforma dell’Ice, con l’istituzione di un unico punto di riferimento all’estero, utile soprattutto alle piccole imprese.
Il ministro della Pubblica amministrazione ha spiegato che i sacrifici chiesti dalla manovra al pubblico impiego «sono assolutamente sostenibili». I salari pubblici non perderanno potere di acquisito nemmeno con il blocco della contrattazione per un altro anno. Potranno, ad esempio recuperare con la contrattazione integrativa. Le amministrazioni che realizzeranno risparmi oltre gli obiettivi, vedranno arrivare la metà della cifra nelle buste paga dei dipendenti.
Il ministro del Lavoro Sacconi ha confermato che, per quanto riguarda il rallentamento nella indicizzazione delle pensioni, sono in arrivo correttivi. «Siamo pronti a modifiche.
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