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Alla ricerca delle emozioni perdute con il pianoforte di Pedroni

Da Bach a Rachmaninov, Chopin, Gottschalk: un recital che fa interagire suggestioni molto diverse

Alla ricerca delle emozioni perdute con il pianoforte di Pedroni
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S'intitola "Alla ricerca delle emozioni perdute" il recital di Simone Pedroni e non è un caso perché il pianista si immerge nelle suggestioni del passato e della contemporaneità alla ricerca della sintonia prima di tutto emotiva con il pubblico. Pedroni è protagonista del secondo appuntamento della nuova stagione dell'Atelier Musicale, la rassegna di jazz e classica contemporanea organizzata dall'associazione culturale Secondo Maggio alla Camera del Lavoro: sabato 27 settembre (ore 17.30). Il pianista novarese eseguirà pagine di Campogrande, Rachmaninov, Gottschalk, Mozart, Daquin, Chopin ma non solo.

"È cosi differente dall'usuale stile dei concorsi che la sua vittoria è da considerare come una rottura dalla tradizione: un virtuoso senza virtuosismo dimostrativo, un musicista più che un pianista" ha scritto il New York Times commentando la sua vittoria al concorso Van Cliburn. La sua vicenda artistica lo ha visto suonare in tutto il mondo insieme alle più prestigiose orchestre e ai più famosi direttori.

L'originale programma che verrà eseguito all'auditorium Di Vittorio della Camera del Lavoro di Milano è stato creato insieme al maestro Piero Rattalino poco prima della sua morte. L'idea è quella di un percorso sonoro che sia una sorta di omaggio a Rachmaninov, non tanto nel senso di un intero concerto dedicato alle sue composizioni, ma ispirato alla maniera in cui il celebre pianista russo stilava i suoi programmi di recital. Per Rattalino era necessario rinnovare i programmi per superare la crisi della musica dal vivo, volgendo lo sguardo alla storia, a quei pianisti del passato che nel coinvolgimento emotivo di chi li ascoltava ponevano il loro punto di forza, andando appunto "alla ricerca delle emozioni perdute". Ecco, quindi, la varietà di tematiche del concerto dell'Atelier, che spazia lungo trecento anni di storia della musica, da Bach alla contemporaneità più vicina a noi, posta in apertura come prologo ai successivi atti di una vera e propria costruzione drammaturgica, che affianca pagine notissime ad altre molto raramente eseguite, autori di culto a compositori che certo non appartengono alla conoscenza comune del repertorio musicale pianistico.

Troviamo allora Mozart, con il Rondò alla turca, accanto a Gottschalk (The Dying

Poet, Meditation , Gluck con Daquin, i valzer di Chopin con il compositore inglese Cyril Scott, per finire con lo stesso Rachmaninov. Un programma fuori da ogni schema, proposto da uno dei grandi pianisti del nostro tempo.

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