L'eco del silenzio, l'intensità del cielo di un azzurro intenso che, sulle vette, sovrasta il candore della neve non battuta e, nella valle, si riflette nei laghetti che assumono le mille tonalità di verde della natura circostante: nel Queyras si gode uno degli scenari più suggestivi delle Hautes-Alpes, il versante francese delle Alpi su cui svetta il Monviso.
La regione del parco naturale del Queyras, abbarbicata in un angolo della Francia al confine col Piemonte, lontana dai grandi flussi turistici, è il luogo ideale per chi cerca, in ogni stagione, il contatto con la natura incontaminata. Il territorio è una costellazione di otto villaggi con le case caratteristiche, le «fuste» con la parte inferiore in pietra e quella superiore in legno, immersi in un mare color smeraldo di pini cembro e larici, fra prati in cui fioriscono ranuncoli, azalee e genziane e dove scorazzano liberi caprioli, marmotte e camosci.
Terra di sole, con più di 300 giorni all'anno di cielo sereno, il Queyras sui suoi 65 mila ettari, possiede una grande concentrazione di meridiane: circa un centinaio, e più della metà si trovano a Saint Veran, a 2042 metri, il più alto comune d'Europa. D'influenza piemontese, questi orologi solari portano i segni della pittura italiana e dei maestri che attraversavano le montagne per proporre la loro arte dello gnomone. In particolare Giovanni Francesco Zarbula, arrivato dal Sestriere, ha dipinto circa venticinque meridiane tra il 1832 e il 1860. Le sue opere sono riconoscibili per le decorazioni con cesti di fiori, uccelli, simboli cristiani e sono spesso datate e firmate con le sue iniziali, il che permette di identificarle con facilità.
Le meridiane, fin dal Medioevo, sono state costruite per tre ragioni: per indicare l'ora, per decorare i muri delle case e per un valore morale-educativo. Essendo una regione isolata, il Queyras ha conosciuto con ritardo lo sviluppo dell'orologeria; questo spiega la presenza delle numerose meridiane sulle facciate delle case. E mentre cercate «i cadrans solaires» nei villaggetti in cui sembra che il tempo si sia fermato, ammirate la «Demoiselle Coiffée». Tra Ville-Vieille et Molines, sulla riva destra del torrente Aigue Blanche, la vista sulla Demoiselle Coiffée, letteralmente «signorina pettinata», è splendida. Si tratta di una colonna di 15 metri sovrastata da una enorme pietra. La Demoiselle è il risultato dell'erosione operata dall'acqua su di una roccia morbida (morena sabbiosa e rocciosa mal amalgamata).
Da non perdere anche la cascata della Pisse, a Ceillac che, coi suoi 280 m, è la più alta del Queyras. Alimentata dal lago Miroir, da novembre ad aprile è fantastica per praticare l'arrampicata su cascata di ghiaccio. La cascata viene chiamata anche «Le Forme del Chaos» perché nel salire, si incontrano tutti i tipi di ghiaccio e di configurazioni. Negli ultimi tempi si è anche diffuso il ruisseling, la risalita di torrenti gelati, con ramponi e piccozze.
Se invece volete provare l'emozione di una slitta trainata da cani, spostatevi sul colle dell'Agnello e contattate John (Chiens de traineaux ): +33 682 46 23 86 / jonathan.perrolaz@wanadoo.fr. Il divertimento è assicurato. E dopo tanto camminare, esplorate la cucina, a cominciare dal formaggio locale, il Bleu du Queyras, della famiglia del gorgonzola, e passando per la fondue Savoyarde e la Tartiflette, chiudete il pranzo con le croquette du Queyras, i biscottini secchi, parenti stretti dei nostri cantucci. Anche l'ospitalità è calda e accogliente: ad Arvieux, la «Ferme de l'Izoard» ha una cucina che conquista e una piscina esterna riscaldata. Prima di lasciare questo paradiso naturale, vale la pena di dare un'occhiata alle botteghe degli artigiani del legno: Pier e Claude Grossant a Ceillac da 60anni intagliano tavoli, sedie, culle, saliere e sottopentole tutti decorati con la tipica rosa alpina di Queyras, mentre per una panoramica completa di miele, liquori, erbe, tessuti, pizzi e ceramiche c'è la Maison de l'Artisanat a Château-Ville-Veille.
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