«La ricetta di Burlando taglia fuori la Liguria»

Il parlamentare boccia il centrosinistra in Regione

«La ricetta di Burlando taglia fuori la Liguria»

«Claudio Burlando, da presidente della Regione, sparge ottimismo. Ma la realtà è un’altra: la Liguria è tagliata fuori».
Allora lei, senatore Pedrini, è decisamente pessimista.
«Precisiamo: io sono un ottimista convinto, sul futuro della Liguria e del Paese. Ma il difetto di certi politici è che non rispettano il fattore-tempo e i relativi costi per la comunità in caso di ritardi. Anche per questo, la ricetta del centrosinistra, anche in Regione, non mi convince».
Eppure tutti sanno che Egidio Pedrini, senatore nelle file del Gruppo per le Autonomie, è schierato a sinistra.
«Se è per questo, io mi sento ben collocato al centro. E il concetto di Polo non mi va».
Intanto ha fatto pace con Clemente Mastella, leader dell’Udeur.
«Con Mastella c’è condivisione sulle posizioni politiche. Condivido, in particolare, la grande attenzione per il recupero del centro che rischiava di essere trascurato».
Anche Prodi, però...
«Lasciamo perdere. Prodi è lo Zapatero italiano».
Lei non è indulgente nemmeno con Burlando e Pericu.
«La situazione è sotto gli occhi di tutti. Da dove cominciamo?».
Dalle infrastrutture.
«Ci vorranno decenni per realizzarle. E intanto la città e la regione sono fermi, il porto e l’economia intera del territorio soffrono».
C’è sempre il turismo.
«Per assecondare la vocazione turistica ci vogliono strutture ricettive, collegamenti stradali e ferroviari adeguati e un aeroporto efficiente».
Dicono che la Liguria abbia fatto passi da gigante.
«Niente affatto. Non basta affermare ai quattro venti che il turismo è strategico. Bisogna creare le condizioni, fare marketing territoriale. Il rischio è che fra dieci anni i titoli dei giornali siano sempre quelli di oggi: code in autostrada, negozi chiusi nei giorni di festa, e via di questo passo».
Come dire: non venite in Liguria. Il rimedio?
«Idee chiare, decisioni rapide. È fondamentale».
L’ha messo nero su bianco anche nel suo libro.
«Certo, nel volume “Confessioni di un senatore“ che sto completando. Lo dico e lo ridico con assoluta convinzione: in politica, a volte, non c’è rispetto del tempo».
Allude ai casi-Acciaierie, Iit, aeroporto Cristoforo Colombo, gronda?
«Cominciamo dalla fine: la gronda, se finisce a Cornigliano, non serve. E a proposito di Cornigliano, si è scelta la salvaguardia immediata dell’occupazione anche se c’erano progetti, idee e imprenditori che facevano presagire soluzioni diverse. Ma il nodo vero, il fatto cioè di avere a disposizione aree che valgono tantissimo, non si è tenuto in considerazione. Lo vogliamo capire o no che lo spazio, per Genova e la Liguria, è il bene più prezioso?».
Che ne pensa dell’Iit, l’istituto di alta tecnologia.
«Il versante della ricerca è essenziale, ben venga l’Iit. Ma allora facciamolo, non basta parlarne».
E l’aeroporto?
«È in posizione invidiabile, il sistema di collegamenti è valido, ma non è sfruttato a dovere dal punto di vista dell’utenza industriale e turistica. In piena estate alcuni vettori cancellano i voli! Vedo meglio Villanova d’Albenga che andrebbe potenziato».
Si parla di privatizzare.
«Andiamoci piano con le privatizzazioni esasperate, di questo come, più in generale, di altri enti o società.

Il problema è quello di privatizzare i servizi, non le strutture e le reti, mantenendo sempre la titolarità giuridica della concessione. Altrimenti, può darsi che si facciano quadrare i conti, ma a a scapito della sicurezza e della qualità del servizio».

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