RomaAndare oltre le misure congiunturali per superare la crisi. Lazione del governo Berlusconi non si è infatti limitata alle azioni straordinarie di sostegno ai cittadini e alle imprese, ma sta già assumendo altri connotati. Se i primi interventi come il decreto anticrisi da 5 miliardi e laumento delle risorse per la cassa integrazione (12 miliardi ordinari e 8 miliardi con le Regioni) possono rappresentare una terapia durto per affrontare lemergenza, i successivi provvedimenti sono stati indirizzati a consentire il rafforzamento dellintero sistema-Paese dagli effetti negativi della congiuntura.
Si spiegano in questo modo i 10 miliardi per la sottoscrizione dei Tremonti-bond per consentire alle banche di non stringere i cordoni del credito e i 17,8 miliardi per infrastrutture e opere pubbliche per far ripartire leconomia. Ai mutamenti repentini dello scenario internazionale occorre, però, rispondere con altrettanta rapidità. Ecco perché è possibile affermare che è in atto il passaggio verso una terza fase dellintervento pubblico anticrisi: quello del rilancio.
I primi provvedimenti sono contenuti già nel decreto incentivi approvato giovedì scorso alla Camera. Il testo, nato come strumento per mettere nero su bianco i bonus per la rottamazione delle auto e delle moto inquinanti oltreché dei vecchi elettrodomestici, ha via via inglobato tutta una serie di misure, settoriali e no, per facilitare la ripresa delle attività produttive.
Si passa così dallincremento a 1,5 miliardi del Fondo di garanzia per le pmi, alle agevolazioni fiscali per le fusioni fino al sostegno ai settori tessile e calzaturiero. Giacché la risposta alla recessione si può trovare rafforzandosi allestero, sono stati attivati fondi per favorire linternazionalizzazione. Senza dimenticare che per precari e atipici in genere sono stati raddoppiati i sussidi.
La «terza fase» troverà il suo naturale compimento nella norma che detasserà i redditi delle nuove imprese, soprattutto quelle create da giovani e disoccupati.
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