La ricetta parigina per salvare i nostri «parterre»

I «parterre» dei viali della circonvallazione esterna, Umbria, Abruzzi, Marche sono stati trasformati in parcheggi selvaggi e caotici a due file di auto disposte a pettine e altre in linea per cui sono anche pericolosi, perché le auto salgono e scendono direttamente dalle carreggiate e non dalle testate. In più le auto sostano sulle radici degli alberi e spesso li danneggiano. Va bene il fabbisogno di parcheggi, ma la città dell'Expo può accettare questo spettacolo? Non conosco una città europea con tanto disordine tollerato.
Il piano regolatore di fine ottocento ha progettato questi viali con due carreggiate laterali per il traffico e una grande aiuola centrale, il «parterre» perché fosse una passeggiata pedonale alberata.
Sull'esempio dei boulevard parigini a loro volta ispirati dalle ramblas spagnole. Sono rimasti solo i platani per fortuna.
A Parigi, che aveva in parte lo stesso problema, hanno provveduto alla «civilisation»: conversione funzionale a favore del «civis»-cittadino, trasformandoli in parcheggi regolamentati. Doppio cordolo sui lati lunghi per impedire l'accesso, parcheggi disegnati in terra e numerati, con sbarre di ingresso e uscita. Gli alberi sono protetti e negli spazi residui è integrato il verde: buon disegno, ordine e la possibilità di camminare in centro. Accesso per residenti, impiegati in zona o a rotazione con tariffe a prezzi popolari: mezzo euro al giorno, due euro a settimana. Introito modesto di cinque o diecimila euro per parterre.

Ma se l'incasso fosse assegnato, come si dovrebbe, ai Consigli di Zona alcuni disporrebbero di quaranta-cinquantamila euro l'anno da impiegare - obbligatoriamente - per alberature in zona, con doppio vantaggio. Basta provare (o vince la paura degli utenti del disordine?).

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