Sui carrelli di acciaio, ormai arrugginiti, ci sono ancora le fialette dei prelievi di sangue e i lacci emostatici. Fra gli schedari abbandonati si trovano cartelle cliniche e rapporti medici sulla tubercolosi. E ogni angolo parla di disperazione e solitudine.
È un'atmosfera surreale quella che si respira negli stanzoni dell'ex manicomio di Colorno, in provincia di Parma. Immortalato in uno scatto del fotografo Roberto Cavallo, l'ospedale psichiatrico è meta molto ambita dagli appassionati di Urbex. Soprattutto da quando lo street artist brasiliano Herbert Baglione ha realizzato, sulle pareti scrostate della «casa dei matti», il suo progetto «1000 shadows». L'artista ha dipinto sui muri del manicomio sinistri spettri e ombre nere per rendere omaggio alle anime che là dentro hanno trascorso ore di sofferenza, probabilmente senza rimanere immuni da elettrochoc e lobotomie.
Grazie agli scatti degli artisti esploratori, ora si conoscono quei corridoi inquietanti, quelle celle che nemmeno il peggiore dei carcerati, quelle porte chiuse perennemente a chiave e graffiate dalle unghie inquiete di qualche «folle». C'è da perdersi là dentro, in un edificio fatto di corridoi con gli intonaci sbriciolati e ogni angolo che racconta la storia di pazienti in isolamento.
Nei forum di Urbex si parla spesso del manicomio che fu, ci si scambiano consigli su come entrare e cosa cercare.
E si racconta una storia , cominciata nel 1873 quando l'amministrazione provinciale di Parma, in seguito all'epidemia, trasferì provvisoriamente l'ospedale psichiatrico a Colorno, riadattando per l'occasione i locali. Quella soluzione temporanea divenne poi definitiva.
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