da Milano
Si chiama Richard Ginori 1735, a sottolineare lorgoglio di oltre 270 anni di storia. Ma per il gruppo di Sesto Fiorentino, uno dei marchi più conosciuti a livello mondiale nel settore della porcellana, il futuro sembra di nuovo ad altissimo rischio. I revisori della Kpmg hanno annunciato ieri di non poter esprimere un giudizio sui conti del primo semestre 2006. Le motivazioni suonano come una galleria degli orrori aziendali: non è disponibile unaggiornata ricostruzione della situazione patrimoniale, economica e finanziaria del gruppo, i rapporti con le banche restano critici e le ultime due rate del finanziamento concesso in pool da un gruppo di istituti (scadenza maggio e novembre 2005) non sono state pagate. Il tutto mentre i ricavi sono in flessione, le perdite hanno raggiunto livelli significativi e i flussi di cassa derivanti dalla gestione si spiegano solo con il fatto che lazienda non paga i debiti con fisco ed enti previdenziali. Certo, dicono i revisori, gli amministratori ci informano che sono in corso una serie di iniziative per ricapitalizzare la controllante Pagnossin e riorganizzare il gruppo, ma «gli accordi e le trattative sopraindicati non risultano ad oggi ancora formalizzati». Risultato: non ci sono «ragionevoli presupposti di continuità aziendale da noi verificabili». In chiaro: per quanto riusciamo a vedere lazienda potrebbe anche essere alla vigilia del crac.
I giudizi suonano come una sorpresa visto che almeno un paio di mesi fa, a fine agosto, Carlo Rinaldini, principale azionista delle due società coinvolte, Ginori e Pagnossin, aveva annunciato di aver trovato una via duscita ai problemi del suo malandato gruppo, grazie allingresso nel capitale di Rocco Bormioli. Dopo la bocciatura di un primo progetto di salvataggio da parte della Consob e un sequestro di titoli Pagnossin da parte di un gruppo di banche, linossidabile Rinaldini aveva alla fine accettato di scendere in minoranza in una nuova società Profind 2006 a cui lo stesso Rinaldini avrebbe conferito la quota di controllo della stessa Pagnossin (che a sua volta controlla Richard Ginori). Bormioli da parte sua si è impegnato a far affluire nella Profind 12,5 milioni di euro. Il passo successivo erano due aumenti di capitale a cascata (quelli per lappunto di Pagnossin e Ginori) destinati a rimettere in sesto le due società.
Tutto però ora sarebbe bloccato. Secondo una nota di Richard Ginori, il nuovo consiglio di amministrazione (il presidente, nominato il 3 ottobre, è Bormioli) avrebbe esaminato un paio di settimane fa il piano di ristrutturazione. Ma a mancare sarebbe lassenso delle banche creditrici, guidate da Antonveneta, che chiederebbero delle garanzie.
Una volta sbloccata la situazione, aggiunge la nota emessa ieri da Ginori, il cda approverà il piano e potrà convocare lassemblea per ricapitalizzare la società. I titoli Pagnossin e Ginori, in attesa della nota di Kpmg e dei necessari chiarimenti, sono stati sospesi per tutta lagiornata di ieri e potrebbero essere riammessi in Borsa oggi.
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