Gianluigi Nuzzi
da Milano
Consegnato a Cesare Geronzi il provvedimento di sospensione, a Parma pensano al futuro. Perché in Procura, il sostituto Vincenzo Picciotti sta già mettendo a punto le prossime mosse, al futuro. Che vuol dire ancora Capitalia. Il magistrato sta infatti limando un altro avviso di conclusione indagini. Quello che riguarda la compravendita di Eurolat. Da recapitare nelle prossime ore, forse già entro settimana. E che riguarda ancora i vertici della banca romana.
Picciotti, del resto, ha tirato su una squadra, capitanata dal luogotenente Aldo Sgarangiella, che si dedica esclusivamente a questo: approfondire i rapporti tra Collecchio e Capitalia. Da oltre un anno, un giorno sì e laltro pure, questo gruppo di inquirenti scava, scava e scava ancora per capire i rapporti finanziari tra Calisto Tanzi, Sergio Cragnotti e il banchiere romano, da Eurolat allaffaire Ciappazzi passando per i fidi turismo. Tutto è filtrato e analizzato, nulla viene sottovalutato. Léquipe lavora direttamente negli uffici di via Melloni, sezione distaccata della Procura, un intero piano messo a disposizione dal Comune. E lunedì pomeriggio, quando è arrivato il provvedimento cautelare con la sospensione per due mesi firmato dal gip Rogato, qualcuno non ha potuto fare a meno di ricordare quanto era accaduto alcuni mesi fa. Alla fine dello scorso inverno, più o meno. Della vicenda in Procura se ne parla a mezza voce, con difficoltà. Si narra che Picciotti un tardo pomeriggio avesse percorso lintero corridoio che divide il suo ufficio zeppo di fumo dalla stanzone del procuratore. Allepoca il capo era Vito Zincani, al quale disse che sì, insomma, secondo lui cerano gli estremi e voleva chiedere linterdizione di Geronzi dalle cariche nelle società del gruppo. Ma Zincani valutò le carte e respinse la richiesta del giovane collaboratore. Niente da fare. Il retroscena venne informalmente smentito, ma sono quei ritornelli che sarà la vita di provincia, sarà come vanno certe cose, finiscono sulla bocca di tutti, assomigliando sempre più alla verità e meno al verosimile. Prove, certo, non ce ne sono. Ma indizi sì. Il procuratore capo Vito Zincani seguiva i giovani sostituti in queste inchieste con cura, zelo e apprensione. Passo dopo passo. Lavoravano tutti gomito a gomito. Seppur con idee radicalmente differenti. E, poco prima di traslocare a Bologna, Zincani si lasciò sfuggire una formidabile battuta sulle responsabilità di Tanzi e delle banche: «Bisogna distinguere il diavolo dallacqua santa».
Uscito di scena Zancani, Sgarangiella e i suoi continuano comunque il loro lavoro. Del resto, è un team esperto. Già nel 1992 furono questi stessi uomini ad arrestare il finanziere sardo-toscano Giuseppe Gennari per la vicenda Fidifin. Amico di Tanzi, due anni prima Gennari aveva venduto al re del latte per 155 miliardi vecchio conio la Finanziaria Centro Nord, scatola vuota indispensabile a Collecchio per lo sbarco a piazza Affari.
Poi a capo degli uffici giudiziari della città emiliana arriva un nuovo procuratore capo, Gerardo Laguardia. Meno presente, più defilato di Zincani, lascia più ampi margini di manovra ai sostituti. E così la vecchia richiesta di interdizione cara a Picciotti viene, come dire, rispolverata, aggiornata e presentata al Gip lo scorso 23 gennaio. Duecento pagine. Certo, più corposa di quanto si disponeva un anno fa. Pericolo di reiterazione del reato ha scritto il Gip per motivare il provvedimento chiesto dal Pm. Che però arriva a indagine ormai conclusa. E non solo per la vicenda Ciappazzi, con la recente notifica dellavviso conclusione indagini preliminari, ma, come detto, anche per la compravendita di Eurolat. E, infine, anche sul comparto turistico, la procura di Parma deve essere in dirittura di arrivo. Un fatto insolito visto che questi provvedimenti in genere servono proprio per evitare che gli amministratori intervengano ancora nella gestione di rapporti in essere, in corso. Come nella vicenda Antonveneta con le sospensioni dagli incarichi che in estate bloccarono sonate e concerti.
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