Ricky: «Ho pregato prima di decidere»

«Non si vende Kakà». E lui li ha sentiti, eccome se li ha sentiti. «Quando lasciai San Paolo, parte dei tifosi mi contestò, loro no, i rossoneri no, in questi giorni mi sono sempre stati accanto, hanno dimostrato il loro amore». Questo ha detto a tarda sera Kakà, questo è uno dei motivi principali della sua scelta: l’affetto che ha sentito attorno. Dirà ancora: «Il progetto del City poteva essere grande, ma io ho pregato e riflettuto e questa scelta non è assolutamente economica, la società mi è sempre stata accanto, mi ha sempre accontentato... E poi sabato a San Siro che partita incredibile, e i bambini tutti per me... ero molto molto emozionato e adesso sono molto molto contento; tutta la mia famiglia lo è, qui con un paio di amici stiamo festeggiando (c’è Leonardo, ndr).
Sì, ha vinto il Milan, ha vinto soprattutto lui, hanno vinto loro, i tifosi, che per tutta la giornata avevano urlato, gridato, quasi invocato senza sosta, dallo scorso sabato, nonostante la loro battaglia del cuore rossonero sembrasse sempre più una guerra ai mulini a vento. E invece...
Tutto era iniziato con «Stiamo ponderando l’offerta...», il sarcastico striscione esibito dai tifosi rossoneri durante il pre-partita contro la Fiorentina, accompagnato da una protesta silenziosa. E così anche ieri, nel tardo pomeriggio, quando circa 300 tifosi - ma il numero è andato man mano gonfiandosi fino a superare ampiamente quota 500 - hanno partecipato al sit-in davanti la sede del Milan in via Turati. Asserragliati nonostante da quelle parti non si sia mai fatto vedere nessuno. Galliani era a colloquio ad Arcore con Berlusconi e con il padre-agente di Kakà, mentre il brasiliano è rimasto tutto il giorno rintanato nella sua casa milanese.
«Silvio, non vendere Kakà», «Una cosa indegna», «Società non vendere, Kakà non chiedere». Appelli disperati - accompagnati da centinaia di lettere spedite a casa Kakà - di una tifoseria rimasta scioccata dopo la decisione dei vertici rossoneri di sedersi al tavolo delle trattative con gli emissari inglesi dello sceicco Al Mansour, il magnate padrone del Manchester City. Poi in serata, il lungo serpentone a strisce rosse e nere si sposterà verso l’abitazione di Kakà, dove il campione brasiliano, con indosso la maglia del Milan, si affaccerà alla finestra battendosi tre volte il pugno sul petto. Pochi istanti davanti ai suoi tifosi, prima di rientrare e riaffacciarsi più tardi.

Quindi, a tarda sera, la decisione finale e l’annuncio di Berlusconi. Un attimo dopo il tam tam riporterà la maggior parte dei tifosi sotto la sua casa e che gioia per loro vederlo di nuovo sporgersi per fargli cadere dal cielo quella maglia rossonero numero 22.

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