«La Stoppani è chiusa, ma continua a licenziare»: a sparare a zero soprattutto contro i sindacati, le istituzioni e lazienda chimica di Cogoleto accusata a più riprese di inquinamento e tuttora al centro di un processo di dismissione degli impianti e bonifica del sito, sono i dipendenti che hanno ricevuto la lettera di «congedo definitivo», cioè di licenziamento. In particolare, protestano gli ultimi due lavoratori fra quanti - una decina - avevano avuto garanzie di ricollocamento sulla basa del piano di ristrutturazione aziendale concordato dai vertici della Stoppani con sindacati, Regione, Provincia e amministrazione locale. Per lazienda di Cogoleto, inattiva già da un paio danni, si è aperta lopportunità di convertire larea in un vasto polo turistico-ricettivo che avrebbe un valore altissimo sul mercato immobiliare. Ma lobiettivo non può prescindere da due passaggi obbligati: la bonifica del sito e la sistemazione progressiva del personale, fino allultimo dei dipendenti in organico. Due prospettive avviate da tempo, ma tuttaltro che definite. «Nel frattempo, però, i sindacati, in particolare la Cgil che è praticamente egemone allinterno, ci hanno abbandonato» lamenta Nicola Seminatore, che ha ricevuto improvvisamente la lettera di licenziamento. E spiega: «Faccio parte di quel gruppo di lavoratori della Stoppani di età compresa fra i 30 e i 40 anni, e quindi non prepensionabili, che nel corso delle trattative con lazienda non hanno condiviso loperato della Cgil, arrivando al punto di dissociarsi pubblicamente non rinnovando ladesione al sindacato. Una posizione, questa, che ci ha creato notevoli problemi. Fino a culminare, sarà un caso ovviamente, nel licenziamento».
Fra laltro Seminatore, che faceva parte del gruppo sparuto di lavoratori ancora da sistemare, denuncia ritardi sistematici nel versamento degli stipendi: «Sulle buste paga - aggiunge - trovavamo scritto permesso non retribuito anche se ci recavamo quotidianamente al lavoro. Tutto nel più completo disinteresse di chi doveva tutelarci, ai vari livelli di responsabilità». Non tutti, riconosce comunque lormai ex dipendente della Stoppani, gli hanno voltato le spalle: «Ci sono state persone, come il consigliere regionale Luigi Cola e il consigliere provinciale Lorenzo Zito che si sono adoperate, cercando di darci in qualche modo una mano». Ma gli avvenimenti più recenti non incoraggiano allottimismo, anche se il vicepresidente della Provincia, Paolo Tizzoni, insiste nel sostenere che verrà prestata la massima attenzione nei confronti della regolare attuazione del piano concordato con lazienda. Se però, promette ancora Tizzoni, «entro fine anno la Stoppani non riuscirà a risolvere i propri problemi, connessi ai lavori di bonifica e alla ricerca di un partner, le istituzioni sono pronte a farsi carico della situazione». «Può darsi - ribatte Seminatore -. Ma intanto noi siamo stati licenziati in tronco. Caso strano, proprio noi che facciamo parte del gruppo di operai usciti dalla Cgil nel periodo più acuto della crisi dellazienda, e sempre noi che abbiamo condotto una azione di denuncia per le condizioni di lavoro in fabbrica e i rischi ambientali». Il clima, insomma, a dispetto delle assicurazioni ufficiali, resta pesante.
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