Ricordare le foibe per il sindaco è reato

Ricordare le foibe per il sindaco è reato

C'è un'insopportabile dose di ipocrisia nella decisione del Comune, e dunque del sindaco Giuseppe Sala, di negare la Palazzina Liberty alla serata per ricordare l'orrore delle foibe. Perché fariseo è l'aver addotto come scusa un ritardo nella presentazione della domanda, invece di scegliere una coraggiosa opposizione politica ben più degna della dignità degli esuli fiumani e dalmati, temprata nei decenni da una sventura che non ha mai fine. Una meschinità crudele che trasforma oggi in farsa la tragedia di quel «treno della vergogna», un merci dove i profughi (quelli sì che lo erano veramente) furono sistemati tra la paglia dei vagoni. E percorrendo nel febbraio del 1947 l'Italia, si sarebbero attesi l'affetto dei connazionali e invece furono presi a sassate alla stazione di Bologna dalla canaglia comunista che al grido di «fascisti, fascisti» sventolava bandiere con falce e martello e gettava sulle rotaie il latte destinato ai bambini in grave stato di disidratazione.

Solo un episodio dell'orrore che dovettero subire dagli italiani che li martoriarono nello spirito, dopo che i corpi dei loro congiunti erano stati straziati dalle sanguinarie bande di partigiani e comunisti titini. Un olocausto (e il termine non è usato a caso) che oggi andrebbe celebrato per legge nella giornata fissata dal parlamento con un voto a cui si sottrasse l'ex sindaco Giuliano Pisapia, allora deputato di Rifondazione comunista. Uno scellerato solco negazionista su cui rischia di incanalarsi anche Sala, la cui lontananza dai partiti aveva fatto sperare i milanesi in un ben più equilibrato atteggiamento. E, invece, come previsto dai più pessimisti (o accorti) esperti di miserie della politica, il sindaco ha già cominciato a pagare il suo debito elettorale all'ala più estrema della sinistra. Perché proprio da lì e dagli onnipresenti partigiani (postumi) dell'Anpi è arrivata la richiesta di negare al cantautore Federico Goglio di raccontare in musica l'odissea di quegli esuli, anzi di quegli eroi. «Sono fascisti a cui va impedito di violare la Palazzina dove recitava Dario Fo», hanno tuonato. Dimenticando che nessuno degli organizzatori della serata può vantarsi di essere fascista quanto quel Dario Fo che con esuberante giovinezza e sprezzo del pericolo aderì alla Repubblica sociale.

E quindi sindaco Sala, le cose sono due: se qualcuno celebrando le foibe commette un reato, è senz'altro suo dovere chiamare i carabinieri; altrimenti è altrettanto suo dovere consentire la libera manifestazione del pensiero di chi ancora oggi non intente lasciar dimenticare uno dei più orrendi crimini del comunismo. Ci pensi bene.

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