«Ricorriamo nell'interesse di tutto il sistema italiano»

«Gara illegittima e quindi da annullare». È questa la posizione di Stanleybet sul bando di gara indetto dall'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato per 2.000 nuove agenzie di scommesse. Le offerte sono al vaglio di una commissione che dovrebbe pronunciarsi entro marzo. Ma sulla gara pende il ricorso al Tar di Stanleybet. Secondo il bookmaker inglese attivo sul mercato italiano il sistema italiano d'assegnazione delle concessioni non ha «mai considerato Stanleybet come una risorsa del sistema, ma sempre come una nemica», risponde il coo John Whittaker. «Del resto, la Corte di giustizia ha già sanzionato due delle tre gare fatte e quest'ultima non sarà diversa. Dato che è stata concepita ignorando i diritti di Stanleybet e degli altri concessionari. C'è da augurarsi che la giustizia amministrativa abbia il coraggio d'annullare una gara che di fatto decreta la fine del sistema concessorio». Alterandone, secondo Stanleybet, l'equilibrio: «All'indomani della sentenza Costa-Cifone la situazione era chiara: concessionari e Stanleybet erano le uniche componenti legali del sistema; tutti gli altri operatori erano invece chiaramente illegali perché Stanleybet era in quel momento l'unica società a poter dimostrare d'essere stata discriminata. Questa gara, invece, viola importanti principi di diritto comunitario e dà la possibilità a ogni operatore clandestino di riciclarsi come operatore legale in quanto impedito a entrare nel mercato da una gara discriminatoria. Stanleybet aveva avvisato Aams di tutto ciò ben prima dell'emissione del bando: lo scenario ipotizzato si sta ora realizzando sul mercato, sulla base del presupposto che la nuova gara viene giudicata illegale ancor prima d'essere stata espletata».
Cosa può succedere adesso? «Se Tar o Consiglio di Stato non capiranno che è in gioco la sopravvivenza del sistema e che devono annullare la gara, si può dire che il sistema legale è saltato. I concessionari non potranno sopravvivere a migliaia di nuovi operatori entrare nel mercato».

Ma il sistema italiano del gioco non viene ammirato e preso ad esempio da altri Paesi? «All'estero il sistema è ammirato solo per l'entità delle entrate fiscali che genera a discapito della sopravvivenza degli operatori che ne fanno parte. In tutti i casi, infatti, in cui è stato considerato un modello da seguire (per esempio in Francia), il risultato è stato disastroso e i migliori operatori internazionali hanno lasciato il mercato».

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