Caro Lussana, poiché ho notato con piacere che hai dato spazio ad interventi su temi di economia nazionale e regionale, vorrei accodarmi per dirti che, dal mio privilegiato osservatorio, sono obbligato a constatare che lo scollamento tra la nostra classe dirigente, e il mondo produttivo ha oramai raggiunto livelli preoccupanti, soprattutto per un paese che continua a dichiararsi a vocazione industriale.
Temo che non si sia davvero compreso il dramma con cui migliaia di imprese ogni giorno convivono in attesa di un segnale di speranza che tarda a giungere. Ho la consapevolezza che il «bel paese», per quanto ne dica il Ministro Tremonti, sia oramai giunto ad un punto di non ritorno. I dati di oggi sono più che allarmanti, mai come in questo momento si era levato alto il grido di dolore delle PMI obbligate a ricorrere massicciamente alla CIG per tentare di sopravvivere a questa crisi epocale, mi domando se qualcuno nel «palazzo» si è chiesto ragione di questo fenomeno.
La politica del «tira a campare» ha solo aumentato le disponibilità economica nei confronti di coloro che per legge non potevano accedere a questa misura tampone senza agire in alcun modo per contrastare questa emergenza lasciando di fatto scivolare l' economia in un buco nero.
Curare gli effetti e non le cause è una soluzione che porta alla morte del paziente, questa regola vale tanto in medicina quanto in economia. Il ricorso smodato alla CIG è costoso, inutile e non risolve alla radice alcun problema, anzi ne crea di nuovi solo che sono spostati nel tempo.
Si abbia il coraggio di dire che per l'Italia questa è la fine di un ciclo di benessere e sviluppo durato 60 anni.
Oggi contiamo 700.000 cassa integrati, e un tasso di disoccupazione attorno all 8%, questi stucchevoli dati servono a dire a chi ci governa che cè chi sta peggio di noi, siamo quindi arrivati al «mal comune mezzo gaudio», politica di grande spessore non cè che dire, mi auguro solo che in futuro non si prendano come campione i paesi del centro Africa.
Questo esercito di sfortunati ex lavoratori costa molto al paese e non offre nulla in cambio, molto meglio sarebbe dirottare questi miliardi alle imprese che non ricorrono a questi ammortizzatori sociali sollecitandole per contropartita ad individuare e sviluppare nuove opportunità di business, opportunità che non mancano mai, quello che manca è la capacità di saperle individuare appunto.
È chiaro a tutti che, è molto più semplice, finché dura, mantenere la pace sociale facendo ricorso a questo antiquato strumento, piuttosto che lambiccarsi il cervello per tentare di programmare una minima azione di contrasto a questa deriva sperando che improvvisamente, quasi per magia le nostre fabbriche riprendano a funzionare a pieno regime, una speranza appunto ma niente di più.
*Presidente del consiglio
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