Ricoveri dubbi al San Raffaele Cinque dirigenti a giudizio

Secondo il gup, in tre anni avrebbero truffato 4 milioni di euro alla Regione. Reato prescritto per quattro primari

Enrico Lagattolla

Quasi otto anni di indagini, e dodici mesi dopo la richiesta di rinvio a giudizio da parte della Procura, si è chiusa la vicenda dei presunti rimborsi fasulli al San Raffaele. Ieri, il gup Anna Cattaneo ha rinviato a giudizio cinque dirigenti dell’ospedale, con l’accusa di truffa e falso in atto pubblico. Secondo i magistrati, avrebbero indebitamente chiesto (dal 1995 al 1998) alla Regione Lombardia rimborsi per prestazioni ambulatoriali di Pronto soccorso, fatte figurare come ricoveri in chirurgia d’urgenza. Assolti per intervenuta prescrizione, invece, quattro primari: Luigi Ferini Strambi (Centro del sonno), Antonio Salvato (odontostomatologia), Salvatore Smirne (neurologia), Eugenio Villa (oncologia), che avrebbero ricoverato 600 pazienti solo per prestazioni ambulatoriali. Già prosciolto, invece, il primario di oculistica Rosario Brancato. Il teste che avrebbe raccontato agli inquirenti delle pressioni esercitate dai vertici dell’ospedale per applicare il sistema dei rimborsi fasulli.
A processo, dunque, andranno la sovrintendente medico dell’ospedale, la dottoressa Gianna Zoppei, il direttore sanitario Robert Mazzucconi, il suo vice Vincenzo Candela, il direttore amministrativo Vincenzo Mariscotti, e il responsabile del controllo gestione Alessandro Longo. Prosciolti perché il fatto non sussiste dall’accusa di aver indotto Brancato ad agire in modo illecito, ma responsabili - secondo la Procura - delle 15mila prestazioni ambulatoriali di Pronto soccorso «spacciate» come ricoveri in chirurgia.
Il sistema, secondo gli inquirenti, avrebbe fruttato al San Raffaele circa 4 milioni di euro in tre anni, attraverso il sistema del Drg (Diagnosis Related Group), il metodo di rimborso erogato dal servizio sanitario pubblico alle strutture non convenzionate per le prestazioni erogate.
«Abbiamo già dimostrato la correttezza della condotta del San Raffaele - fa sapere l’avvocato Luigi Isolabella -.

Conti alla mano, se l’ente avesse agito come ritiene la pubblica accusa, avrebbe dovuto fatturare alla Regione Lombardia molte centinaia di migliaia di euro in più. Insomma, saremmo stati così furbi da organizzare una truffa per rimetterci. Siamo certi che il giudizio di merito dimostrerà l’assoluta trasparenza dei comportamenti del San Raffaele».

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