da Milano
Stefano Ricucci ha comunicato alla Consob di avere il 20,1%% di Rcs Media Group. La precedente quota era al 18,1%. Una mossa che secondo quanto trapela dal suo entourage è solo lennesimo passaggio verso qualcosa di ancora più concreto, probabilmente il 29,9%, soglia immediatamente precedente allobbligo del lancio di unOpa.
Un Ricucci al 20,1%, a fronte di un patto di sindacato con il quale i 15 grandi soci controllano il 58%, può solo costituire una minaccia destinata prima o poi a sfociare in uniniziativa finanziaria concreta. Anche perché il tentativo di accordo per cedere le azioni al patto, che sarebbe stato fatto in questi giorni, non ha prodotto alcun risultato concreto.
I 15 grandi soci ostentano comunque grande serenità. «Il patto di sindacato di Rcs è unito - ha detto ieri uno di loro, Corrado Passera, ad di Banca Intesa - ha sempre fatto dichiarazioni incontrovertibili e a quelle ci atteniamo. Quello che cera da dire lo ha già detto il sindacato».
Ieri i titoli del gruppo editoriale hanno chiuso in flessione dello 0,85% a 5,7 euro, dopo il balzo del 6% di mercoledì. Rientrati nella norma anche gli scambi, con 2,7 milioni di azioni passate di mano (lo 0,4%), contro il quasi 2% del giorno prima.
Il patto prosegue intanto, con laiuto degli advisor legali, la valutazione della situazione dopo le montagne russe di questi giorni in Piazza Affari, scatenate da dichiarazioni dintenti, smentite e rastrellamenti azionari. E dopo il botta e risposta con Luca Cordero di Montezemolo e Diego Della Valle il patron della Magiste si è lanciato in un battibecco anche con Vittorio Merloni, che in unintervista allEspresso (in edicola oggi) non ha risparmiato aspre critiche al finanziere di San Cesareo.
Lex presidente di Confindustria ha additato Ricucci come «un mistero», con un percorso imprenditoriale «non tracciabile», diverso da Della Valle di cui «sappiamo dove vengono i soldi».
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