Ridere e piangere a Firenze

Nonostante la sua giovane età, Vladimir Jurowski mostra una cultura musicale e letteraria davvero fuori dal comune. Nato a Mosca nel 1972 ed «emigrato» a Dresda con tutta la famiglia nel 1990, Jurowski salirà oggi sul podio di Santa Cecilia per proporre un programma che sotto il titolo «Tragedia e Commedia a Firenze» riunisce un’opera dell’austriaco Alexander von Zemplinsky (Una tragedia fiorentina) e il Gianni Schicchi di Puccini. Due opere proposte in forma di concerto con due cast di cantanti di grande rilievo tra i quali spiccano per Una tragedia fiorentina le voci di Nikolai Schukoff (Guido Bardi), Sergej Leiferkus (Simone) Heike Wessels (Bianca) e per Gianni Schicchi quelle di Juan Pons (Gianni Schicchi), Adriana Kucerova (Lauretta), Elena Zilio (Zita la Vecchia) e Saimir Pirgu (Rinuccio).
«Si tratta di una sfida affascinante per l’orchestra ceciliana - spiega il giovane maestro russo -. La Tragedia fiorentina di Zemlinsky poggia su una partitura difficile mentre quella del Gianni Schicchi segue una necessità tutta teatrale. Non c’è una sequenza di note che rispetti le logiche musicali. La partitura è al completo servizio del teatro e anche i musicisti per eseguirla al meglio devono conoscere a memoria il testo». Jurowski è affascinato dai legami tra questi due titoli. Entrambi partono dal genio di Oscar Wilde (anche Puccini avrebbe dovuto comporre sul testo allora ancora inedito della Tragedia fiorentina poi sconsigliato in questa sua ambizione dall’editore Ricordi). E sono stati composti nello stesso anno: 1917. «Entrambe le opere - spiega Jurowski -, ma soprattutto quella di Zemlinski, mostrano un forte pessimismo. E il cinismo che vi si respira è un segno del distacco degli autori delle tragedie del tempo che vivevano». Il maestro russo, poi, ricorda come queste opere siano coeve anche del Wozzeck di Alban Berg.
«Zemlinsky in fondo è una sorta di fratello maggiore del cosiddetto “gruppo viennese” - ricorda Jurowski -. La sua influenza, per esempio, è molto forte su Anton Webern».
La poca fortuna dell’autore viennese secondo il maestro russo è dovuta proprio al suo approccio musicale. «Puccini è comunque un nipotino di Mozart.

Zemlinski, invece, è più sensibile al linguaggio delle avanguardie e ancora oggi la sua musica vive solo grazie al favore degli interpreti, come succede a Mahler».
Parco della Musica, Sala Santa Cecilia, oggi alle 18 e in replica lunedì alle 20.30 e martedì alle 19.30. Info: 06.8082058.

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